La scienza l’ha finalmente scoperto: chi dorme tutte queste ore a notte è ‘malato’ | Altro che 7 o 8 ore

Sveglia notte insonnia - foto (C) Mediaoneonline.it
La scoperta potrebbe cambiare le cose, per chi cerca un equilibrio: lo studio e il “segreto” del sonno.
In un mondo dove la salute è sempre più al centro dell’attenzione pubblica, diventa fondamentale capire quali siano i pilastri su cui costruire una vita sana. Oltre all’importanza del movimento fisico quotidiano, i medici sottolineano l’urgenza di adottare una corretta alimentazione, ricca di fibre, frutta, verdura e povera di zuccheri raffinati. Le linee guida nutrizionali attuali consigliano un equilibrio tra proteine magre, cereali integrali e idratazione costante.
Una dieta bilanciata, affiancata da uno stile di vita attivo, è il punto di partenza per prevenire malattie croniche come il diabete, l’ipertensione o i disturbi cardiovascolari. Ma non è solo l’alimentazione a giocare un ruolo chiave nella nostra salute. Gli esperti ricordano che anche la qualità del sonno è essenziale per garantire il corretto funzionamento del nostro organismo.
Secondo i medici, sono sempre state – e così si continua a sottolineare – otto le ore di sonno per notte, come standard ideale. Ma cosa succede quando qualcuno riesce a vivere bene anche con 3 o 4 ore di riposo? È una domanda che ha spinto diversi gruppi scientifici a esplorare la genetica del sonno, portando a sorprendenti scoperte.
Ma partiamo proprio da un recente studio, che è stato condotto dalla Chinese Academy of Sciences. Questo ha identificato, in particolare, un segreto ben preciso, che si nasconderebbe dietro la capacità di alcune persone di dormire pochissimo senza riportare effetti negativi sulla salute.
Il mistero degli “short sleepers”
Per entrare nel merito della scoperta, è necessario ricordare che già, nel corso degli anni 2000, i ricercatori avevano rilevato una mutazione genetica in una madre e sua figlia che dormivano meno di sei ore a notte senza stanchezza. Questa scoperta ha aperto le porte a un nuovo campo di ricerca: quello dei cosiddetti “short sleepers”, ovvero individui naturalmente predisposti a un sonno breve ma efficace.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences e apre la strada a potenziali applicazioni cliniche. La speranza è quella di riuscire un giorno a mappare completamente i geni del sonno per offrire terapie personalizzate e migliorare il benessere di milioni di persone in tutto il mondo. Ma andiamo ad approfondire quali sono stati i dettagli emersi più di recente.

Il sonno e la “rigenerazione cerebrale”
Partiamo da un punto ben preciso. Il cervello, durante il sonno profondo, entra in una fase cruciale di pulizia e riparazione. Studi recenti dell’Università di Copenaghen hanno individuato un ruolo centrale nella molecola norepinefrina, che agisce come detergente biologico eliminando le tossine attraverso pulsazioni lente nei vasi cerebrali. Nel nuovo studio gli scienziati sono riusciti a isolare una variazione del gene SIK3, attivo tra i neuroni, che svolgerebbe un ruolo determinante nella regolazione del ritmo sonno-veglia. E, proprio in chi ha la mutazione genetica SIK3, il processo avverrebbe in maniera più rapida ed efficiente.
Per tutti coloro che credono di dormire meno, dunque, non si tratta quindi di insonnia o di disturbi del sonno, ma di una condizione genetica ben precisa che permette al cervello di funzionare normalmente anche con poche ore di riposo. In questo senso, la scoperta porta nuova linfa a teorie secondo cui il sonno serve a ristabilire l’equilibrio del cervello, detto omeostasi cerebrale. Il gene mutato aumenterebbe la capacità del corpo di eseguire tali funzioni notturne con maggiore efficacia, riducendo il tempo necessario per dormire. Nessuna malattia particolare, dunque, a discapito di chi ha sempre parlato, negli anni, di anomalie. Ed è anche da sottolineare che il gruppo di ricerca oggi conosce centinaia di persone con questa caratteristica genetica. Complessivamente sono state individuate cinque mutazioni su quattro geni differenti, tutte collegate alla capacità di dormire meno senza risentirne. Tuttavia, ogni famiglia tende ad avere una mutazione diversa, il che rende la ricerca più complessa ma anche più affascinante. Cosa resta, adesso, da fare? Comprendere proprio come queste variazioni genetiche possano essere impiegate in futuro per trattare i disturbi del sonno, come l’insonnia cronica, o persino per migliorare la qualità del sonno nelle persone comuni.