La verità sulla guerra Israele-Iran e sui siti dell’uranio arricchito bombardati dagli USA? Un enigma

trump firma foto italpress

Reagirà l’Iran dopo l’attacco americano ai tre impianti di arricchimento dell’uranio? Stando a quello che si legge sui giornali e a quello che racconta la televisione la reazione sembra inevitabile. A caldo ci si aspettava un attacco iraniano a non ben precisati obiettivi americani entro le 48 ore successive. Poi entro le 72 ore, poi entro quattro giorni e via continuando. Gli statunitensi hanno veramente eliminato la possibile bomba atomica iraniana? Le tesi più disparate si susseguono e si inseguono. Proviamo a illustrarne alcune. Tutto il mondo politico globalista, che nell’Occidente è ancora maggioritario, e quindi contrario al presidente USA, Donald Trump, prova a sminuire l’operato degli americani. I tre siti sono stati colpiti, ma l’uranio arricchito è stato portato via prima. Quindi gli iraniani sapevano dell’attacco americano? E l’uranio arricchito oggi dove si trova, considerato che non si può conservare a casa sotto il letto? Anzi no, secondo una diversa verità dei fatti due siti, sì, sono stati colpiti, ma un altro sito con dentro l’uranio arricchito non è stato distrutto dalle bombe. Anzi no: due siti non sono stati colpiti e il terzo, magari va, è stato distrutto dalle bombe. Ma se, alla fine, gli iraniani sono riusciti, in un modo o nell’altro, a salvare l’uranio arricchito e un sito, anzi due siti come mai sono così incazzati neri? La cronaca dei fatti, che oggi conta molto meno delle interpretazioni, ci dice che gli americani hanno preso di mira gli impianti di Fordow, Natanz e un deposito di uranio vicino a Isfahan, utilizzando bombardieri B-2 dotati di bunker buster e missili da crociera Tomahawk. Insomma, per quel poco che siamo riusciti a capire, sono missili che riescono a penetrare fino a 60 metri sotto terra. Bene, se questi benedetti missili hanno ‘incontrato’ i depositi di uranio arricchito li hanno distrutti: almeno su questo tutti dovrebbero essere d’accordo.

Andiamo alle reazioni. I governanti cinesi sono furenti. Come si permette l’America di Trump a bombardare gli impianti per “l’uranio pacifico” dell’Iran? La Cina è un Paese che non ha giacimenti di petrolio. Lo importa dalla Russia, dall’Arabia Saudita, dall’Angola e dall’Iran. Certo, il regime dell’ayatollah, Ali Khamenei, è un po’ ‘così’, insomma teocratico: non è esattamente una gestione ‘liberale’, quella iraniana. Ma ai cinesi che cosa gliene importa? Tra l’altro, in Cina, per libertà personali mancu babbianu, come diciamo noi in Sicilia. Una mano lava l’altra. “Parigi val bene una messa”, disse Enrico IV, così come per Xi Jinping, leader maximo della Cina, l’Iran sciita val bene il petrolio. Da qui la difesa dell’ex Persia. Ma la Cina, per curiosità, è più interessata al petrolio iraniano o al regime dell’ayatollah Ali Khamenei? A tutt’e due, perché l’ayatollah garantisce il petrolio.
E la Russia? Il presidente Vladimir Putin, da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Iran, ha sempre detto: “Non voglio nemmeno sentir parlare dell’eliminazione dell’ayatollah Ali Khamenei”. Ricordate? Un paio di giorni prima del bombardamento Trump diceva: “Sappiamo dove si trova dell’ayatollah Ali Khamenei e possiamo eliminarlo quando vogliamo”. Poi, però, gli americani hanno bombardato i tre siti che custodivano (o quasi) l’uranio arricchito. Putin è stato accontentato: nessuno ha toccato l’ayatollah iraniano. Come la Cina, anche la Russia è interessata a mantenere in vita, in Iran, il regime dell’ayatollah. Poi, però, succede una cosa strana: il Ministro Esteri dell’Iran, Abbas Araghchi, vola a Mosca. Un canale Telegram molto informato sui fatti russi riporta una dichiarazione del Ministro iraniano: “La Russia è dalla parte giusta della storia. La Guida Suprema e il Presidente vi inviano i loro più cordiali saluti”. Ancora il canale Telegram: “Il Ministro degli Esteri iraniano ha ricevuto una lettera da Khamenei in cui si chiede il sostegno di Putin, da consegnargli in occasione della sua visita a Mosca”. Nel frattempo Putin rilascia una dichiarazione: “L’aggressione gratuita contro l’Iran non ha fondamento né giustificazione. La Russia si sta impegnando per aiutare il popolo iraniano”. Aiutarlo come? Insomma: Russia e Cina, sottobanco, erano d’accordo con Trump per togliere la bomba atomica all’Iran, lasciando vivo e vegeto l’ayatollah Ali Khamenei e il suo Governo teocratico o sono contro gli Stati Uniti d’America?

Ci sono i commentatori di televisioni, radio e giornali cartacei e online che drammatizzano e altri che la prendono con ironia. I primi dicono che scoppierà la guerra mondiale. I secondi gettano acqua sul fuoco: “Lo volete capire che, su 1,8 miliardi circa di musulmani, l’85%-90% sono sunniti e il 10%-15% sono sciiti? Lo volete capire che sunniti e sciiti non si sono mai amati? Conti alla mano, il numero dei musulmani sciiti, nel mondo, oscilla tra 180 e 270 milioni. L’Iran, con i suoi 90 milioni di abitanti, di cui il 90% e forse più di sciiti, è il più importante e più popoloso Paese sciita del mondo. Certo, i sunniti difendono l’Iran ma, sotto sotto, non sono molto favorevoli all’Iran armato con le bombe atomiche. E’ così? O invece i Paesi sunniti sono pronti a scendere in campo in favore dell’Iran? Qualche giorno prima del bombardamento americano in Iran i vertici del Pakistan, Paese islamico a maggioranza sunnita, si è schierato con l’Iran. Fino a questo momento non abbiamo notizie di intervento del Pakistan nel conflitto. O meglio, qualcosa c’è: Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, uno che non le manda a dire, rilascia una dichiarazione al veleno: “Cosa hanno ottenuto gli americani con il loro attacco notturno su tre punti dell’Iran? L’infrastruttura critica del ciclo nucleare, a quanto pare, non è stata danneggiata o è stata danneggiata in modo insignificante”. Per Medvedev, stando sempre a quanto leggiamo su un canale Telegram, ci sarebbero “Paesi pronti a fornire direttamente all’Iran le loro armi nucleari”. Il Pakistan, quasi 250 milioni di abitanti, per la cronaca, è una potenza atomica. E condivide con l’Iran quasi mille km di confine. Volendo, passare un paio di bombe atomiche all’Iran non dovrebbe essere un grande problema. A meno che non ci sia un ‘Grande Fratello’ che guarda tutto dall’alto con i satelliti…

La notizia di queste ore è che il Governo degli Stati Uniti d’America avrebbe chiesto alle nazioni arabe di trasmettere all’Iran un messaggio in cui si dice che Israele vuole che la guerra finisca presto. Il Governo iraniano avrebbe risposto che il momento di porre fine alla guerra non è ancora arrivato. Come abbiamo cercato di raccontare, non è facile capire come stanno le cose. Non è facile capire quale sia la vera posizione di Cina, Russia e Paesi a maggioranza sunnita rispetto all’Iran. Bisogna solo aspettare. Intanto Israele e Iran continuano a darsele di santa ragione, con bombardamenti da una parte e dall’altra. Gli israeliani vivono, di fatto, dentro i rifugi, mentre le bombe iraniane distruggono Tel Aviv, Haifa e altre cittadine israeliane, colpendo palazzi e infrastrutture. Israele, a propria volta, bombarda Teheran e, per fortuna, non va addosso ai civili. A differenza delle città israeliane, che sono piene di rifugi, a Teheran non ci sono rifugi e la gente fugge. La guerra continua. Ieri sera, tanto per tranquillizzare gli animi, il Parlamento iraniano ha votato all’unanimità il blocco dello Stretto di Hormz. Si aspetta solo il placet dell’ayatollah Ali Khamenei. E’ una possibilità che abbiamo anticipato la scorsa settimana (puoi allegare gli articoli). Cosa succederebbe lo illustreremo in un altro articolo.