Lavoratore ATTENTO, potresti ricevere 250€ in più, ma nessuno te lo dice | Controlla se nel tuo contratto c’è questa nota

Busta paga lavoro (foto fiscoequo.it) - mediaoneonline.it
Una “voce nascosta” che si trova nel contratto, e che può aumentare considerevolmente lo stipendio: ecco i dettagli
Il tema del lavoro in Italia è da sempre al centro di dibattiti sociali, economici e sindacali. I contratti collettivi rappresentano un punto fermo per milioni di lavoratori dipendenti, regolando diritti, doveri e tutele economiche. Ma ciò che spesso sfugge all’occhio meno esperto è la complessità delle buste paga e delle voci che la compongono.
Molti lavoratori, infatti, non conoscono a fondo tutti i dettagli presenti nel loro contratto: all’interno si nascondono spesso voci economiche che potrebbero far aumentare la retribuzione mensile anche di cifre importanti. Tra queste, il cosiddetto superminimo, che in alcuni casi può arrivare a 250 euro al mese.
I sindacati da anni richiedono maggiore chiarezza, trasparenza e una lettura più semplice dei contratti nazionali e aziendali, anche per evitare che i lavoratori rinuncino inconsapevolmente a benefici economici importanti. È proprio grazie alla loro attività che molte voci sono state portate alla luce, difese e rese note in sede collettiva e individuale.
Ma oltre alla retribuzione base stabilita dai CCNL, esistono componenti aggiuntive che spesso determinano il vero valore dello stipendio di un lavoratore. Comprendere queste voci può fare la differenza tra una busta paga standard e una economicamente valorizzata.
Perché c’è un valore fino a 250 euro (in più)
Ma spieghiamo meglio di cosa parliamo. Partendo dal superminimo, un compenso aggiuntivo alla retribuzione contrattuale base. Può essere riconosciuto individualmente, collettivamente o in modo unilaterale dal datore di lavoro. Si tratta di una somma fissa, continuativa e non collegata a straordinari o premi una tantum. Spesso il superminimo viene concesso per competenze specialistiche, mansioni superiori o meriti individuali. Se correttamente pattuito e non “assorbibile”, può far salire la retribuzione mensile anche di diverse centinaia di euro. È importante sottolineare che incide anche su TFR, contributi e tredicesima.
Esiste però un’importante distinzione: se il superminimo è “assorbibile”, può essere ridotto in caso di aumenti futuri del minimo contrattuale. Se invece è stato stabilito come “non assorbibile”, rimane fisso anche se il contratto nazionale viene rinnovato. In quest’ultimo caso, è una vera e propria retribuzione personalizzata, che premia un valore aggiunto del lavoratore. La non assorbibilità deve essere espressamente indicata nel contratto individuale o in un patto separato.

Da superminimo a scatti d’anzianità
Molti si chiedono se, in assenza di una clausola scritta, il superminimo possa comunque essere mantenuto. La risposta è sì, in alcuni casi. Se il datore di lavoro ha sempre mantenuto il superminimo anche dopo gli aumenti del contratto, allora si configura il cosiddetto comportamento concludente, che equivale a una tacita accettazione della non assorbibilità. È una situazione riconosciuta anche dalla giurisprudenza, che tutela il lavoratore sulla base della continuità e della buona fede contrattuale. In altre parole, il comportamento nel tempo può consolidare un diritto.
Un altro aspetto importante è il rapporto tra superminimo e scatti di anzianità. Questi ultimi non possono assorbire né essere assorbiti dal superminimo. Entrambe le voci si sommano e concorrono alla retribuzione complessiva. Questo perché la natura giuridica è diversa: gli scatti premiano la permanenza in azienda, il superminimo il valore individuale. Comprendere questa distinzione permette di tutelare meglio i propri diritti retributivi.
