L’Italia non è in grado di corrispondere il 5% del proprio PIL, cioè 110 miliardi di euro, per restare nella NATO, neanche ‘rateizzando’ la somma

Giorgia Meloni (foto ansa) - mediaoneonline.it

Giorgia Meloni (foto ansa) - mediaoneonline.it

Già era difficile capire, senza la terza guerra scoppiata in queste ore tra Israele e Iran, dove l’Italia avrebbe trovato i soldi per ottemperare alla richiesta dell’ONU, che per tenersi in vita vuole il 5% del Prodotto Interno Lordo (PIL) dei Paesi che ne fanno parte. Oggi lo scenario è ancora più complicato, perché con la guerra tra israeliani e iraniani non si capisce se il petrolio che passa da quelle parti continuerà ad arrivare in Europa e in altri Paesi occidentali.

Va messa nel conto, infatti, la possibile chiusura al transito delle navi petroliere e delle navi che trasportano gas liquido (GNL) dello Stretto di Hormuz e dello Stretto di Bab el-Mandeb. Non sappiamo se ciò avverrà, ma se la chiusura di questi due corridoi marini si materializzerà, ebbene, sarà un bel problema, perché verranno a mancare i due terzi del petrolio e del GNL. Non sappiamo fino a che punto tutto questo converrebbe ai Paesi arabi che producono petrolio, ma l’ipotesi non va esclusa. Non c’è bisogno di essere grandi economisti per capire quali sarebbero gli effetti, ovvero un aumento del prezzo di benzina e gasolio. Mentre i due Paesi più grandi produttori di petrolio del mondo, Stati Uniti d’America e Russia, guadagnerebbero una barca di soldi.

Ma anche senza la guerra tra Israele e Iran non è che, per l’Italia, la situazione sia rosea: anzi. Per quello che si sa, con l’accordo del 2002, noto come Accordo di Pratica (Practice Agreement), ogni Paese che fa parte della NATO avrebbe dovuto corrispondere ogni anno alla stessa NATO il 2% del proprio PIL. Di fatto, pochissimi Paesi hanno pagato la quota. C’è chi non ha mai pagato alcunché e chi ha pagato ogni anno molto meno di quanto previsto dagli accordi del 2002. Tra i secondi, cioè tra i Paesi NATO che hanno corrisposto meno del 2% del PIL, c’è l’Italia. Di fatto, quasi tutte le spese NATO se li è caricate l’America. Ora, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, è cambiato tutto. Il presidente USA ha detto che ogni Paese dovrà pagare, per intero, la propria quota NATO. Non solo. Dal 2% del PIL si dovrà passare al 5% del PIL. Quanti sono i Paesi NATO in grado di pagare il 5% del PIL? Tra questi non c’è sicuramente l’Italia.

Qui dobbiamo ammettere che ci siamo sbagliati. Seguendo le dichiarazioni dei politici abbiamo fatto male i calcoli. Rifacendoli con attenzione viene fuori che, per l’Italia, il 5% del proprio PIL equivale a circa 110 miliardi di euro. Intanto andrebbe fatta chiarezza sulla tempistica: se questa cifra deve essere corrisposta ogni anno per l’Italia è impossibile arrivare a questa cifra. Non lo diciamo ni: parlano i fatti. Lo scorso anno il Parlamento del nostro Paese ha approvato una manovra economica e finanziaria di 30 miliardi di euro e ha dovuto fare ricorso a una sorta di anticipazione delle banche di 5 miliardi di euro. Già l’Italia paga oltre 100 miliardi di euro all’anno di interessi sul debito pubblico: dove dovrebbe andarli a trovare altri 100 miliardi di euro? Né sono molto convincenti le chiacchere che si sentono in giro. E’ il caso della proposta di qualche Ministro che dice che il 5% dovrebbe essere raggiunto in dieci anni. Ammettiamo che la proposta venga accettata.

Ma almeno il 2% del proprio PIL, per rispettare il vecchio accordo del 2002, l’Italia quest’anno lo dovrebbe corrispondere. Fatti quattro conti, entro quest’anno, il Governo di Giorgia Meloni dovrebbe trovare non meno di 30 miliardi di euro. E da dove dovrebbe prenderli? Appioppando ai cittadini nuove tasse e nuove imposte per scatenare una protesta popolare e perdere matematicamente le prossime elezioni? O effettuando altri tagli alla sanità pubblica ormai ridotta a brandelli, se è vero che mancano medici, infermieri e posti letto? O magari tagliano ulteriormente le retribuzioni a medici e infermieri del servizio sanitari pubblico, retribuzioni che sono già tra le più basse d’Europa? O tagliando altri soldi alla scuola pubblica, aumentando fino all’inverosimile le cosiddette ‘classi-pollaio’? O tagliano le retribuzioni degli impiegati pubblici che sono le più basse d’Europa? O tagliando ancora fondi alle Regioni e ai Comuni che ormai sono alla ‘canna del gas’? O, magari, dopo aver venduto la compagnia aerea di bandiera, gli aeroporti e buona parte degli asset, come in un celebre film di Totò, cominceremo a vendere Fontana di Trevi e gli altri monumenti italiani? Li ‘spiccicheranno’ e li porteranno via con gli Ippogrifi o magari li lasceranno, limitandosi a fare pagare il biglietto?

Qualche ‘scienziato’ dell’attuale Governo nazionale dice che nel calcolo delle spese per foraggiare la NATO andrebbero inserite le spese per il sostegno dell’Italia alla guerra in Ucraina. Peccato che, fino ad oggi, il Governo, con il consenso del Parlamento, in barba alla democrazia, si è rifiutato di comunicare ai cittadini italiani quanto ha speso per la guerra in Ucraina. Così finalmente sapremo quanti soldi il Governo romano ha speso per la guerra in Ucraina, togliendoli dalle tasche dei cittadini italiani. E magari riusciremo a capire – altra notizia nascosta ai cittadini italiani dall’attuale Governo – quanti profughi ucraini ci sono in Italia e quanto ci stanno costando. Eh già, perché in Italia le polemiche per i migranti che arrivano dal Nord Africa si sprecano, ma non si dice una parola sul numero di profughi ucraini presenti in Italia. Anche in questo caso, silenzio del Governo e delle ‘istituzioni’. Se andate sulla rete scoprirete che, secondo Eurostat – l’ufficio statistico dell’Unione europea – i profughi ucraini presenti in Europa sarebbero 4,2 milioni. Ma non ci crede nessuno, soprattutto dopo l’ultimo anno di guerra contro la Russia che è stato disastroso per l’Ucraina, sia per i bombardamenti subiti, sia per perdita di territori. Potrebbero essere il doppio, il triplo e anche di più.

Ammettiamo che, considerate le spese militari e le spese per il mantenimento dei profughi ucraini, il costo NATO per l’Italia, per quest’anno, passi da 30 a 10 miliardi di euro. A parte che i cittadini italiani non sarebbero molto felici di sapere che il Governo ha speso 20 miliardi di euro circa per l’Ucraina, rimarrebbero da pagare 10 miliardi di euro. Da dove li dovrebbe prendere l’Italia ‘sti 10 miliardi di euro? Ammesso che li trovi per quest’anno, negli anni successivi la spesa aumenterà, fino ad arrivare a circa 110 miliardi di euro all’anno in dieci anni. Fatti quattro conti, con la crisi economica in corso, che peraltro si va aggravando, l’Italia non potrebbe mai pagare certe cifre per restare nella NATO. Solo l’Italia, in Europa, sconta questi problemi? Non crediamo proprio. Solo che non se ne parla. La televisione propina calcio, tennis e ‘programmi-spazzatura’ a mai finire per stordire i cittadini e per non farli riflettere. Ci piacerebbe capire come finirà questa storia.