Pensione di reversibilità, ora spetta anche ai figli: l’Inps non può opporsi | Ogni mese arriva il pagamento

Inps, soldi (foto teleone.it) - mediaoneonline.it
Una ottima notizia, quella che arriva dall’Inps: ci sono criteri ben precisi e parecchio rigorosi da rispettare.
La pensione ai superstiti rappresenta uno degli strumenti più rilevanti del sistema previdenziale italiano. Essa mira a garantire una tutela economica ai familiari del lavoratore o pensionato deceduto. La normativa, pur mantenendo una struttura di base consolidata, è soggetta a continui aggiornamenti per adeguarsi alle esigenze sociali e giurisprudenziali. Un esempio recente è rappresentato dalla Circolare Inps n. 64/2024, che ha introdotto una novità significativa: il diritto alla pensione è stato esteso anche ai nipoti maggiorenni, orfani, inabili e a carico dei nonni. Questa modifica segue le indicazioni della sentenza n. 88/2022 della Corte Costituzionale, che ha riconosciuto la centralità della rete familiare anche oltre i legami diretti genitori-figli.
Accanto a questa apertura, però, l’Inps ha rafforzato i controlli. In particolare, nei casi di figli maggiorenni studenti o inabili, il diritto alla reversibilità non è più considerato automatico. Il richiedente deve fornire una documentazione precisa che dimostri la dipendenza economica effettiva dal genitore deceduto e, in caso di inabilità, deve attestare una condizione di inidoneità assoluta al lavoro. Questo approccio mira a limitare gli abusi e ad assicurare che la prestazione sia realmente destinata a chi ne ha bisogno.
Un punto essenziale è che la dipendenza economica non si identifica necessariamente con la convivenza. Anche un figlio non convivente può essere a carico, purché riceva sostegno economico regolare e documentato (spese mediche, scolastiche, trasferimenti monetari). Questo è stato confermato anche dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 8584/2020.
Importante ricordare che tutti i figli – legittimi, naturali, adottivi o riconosciuti – sono oggi giuridicamente equiparati e possono beneficiare della reversibilità se, alla data del decesso del genitore, risultano in possesso dei requisiti previsti dalla legge. Il quadro normativo di riferimento comprende la legge 903/1965, il D.lgs. 503/1992 e le numerose circolari attuative dell’Inps.
Ma quando i figli hanno diritto alla pensione di reversibilità?
Il compimento dei 18 anni non determina automaticamente la perdita del diritto alla pensione ai superstiti. Tuttavia, per ottenerla è necessario rispettare precise condizioni: il figlio deve risultare inoccupato e economicamente a carico del genitore al momento della sua morte. Inoltre, il beneficio è previsto per chi frequenta corsi scolastici o universitari regolarmente, fino a 21 anni (per scuole superiori o corsi di formazione) o fino a 26 anni (per l’università), se la frequenza è continua e documentata.
È importante sottolineare che la sola iscrizione scolastica o la disoccupazione formale non sono sufficienti: serve dimostrare che il figlio non sia economicamente autosufficiente. Anche se la legge non prevede soglie reddituali specifiche, eventuali entrate stabili e autonome potrebbero far decadere il diritto alla prestazione. I figli maggiorenni affetti da inabilità permanente al lavoro conservano il diritto alla pensione ai superstiti, anche oltre i limiti anagrafici, purché siano a carico del genitore deceduto. Tuttavia, la condizione di inabilità deve essere assoluta e definitiva: non basta una semplice invalidità civile o una disabilità parziale. È necessario dimostrare l’impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa, anche protetta o a bassa qualificazione.

Calcolo della pensione: quanto spetta ai figli?
Ad ogni modo, l’Inps richiede una documentazione medica rigorosa: è obbligatorio il modello SS3, compilato da un medico abilitato e successivamente valutato dalla commissione medico-legale dell’ente. Solo dopo questa verifica si può procedere con la domanda di reversibilità. Per quanto riguarda la pensione di reversibilità, non è una cifra fissa ma una percentuale della pensione percepita (o maturata) dal genitore. Le quote sono così stabilite: 60% se il beneficiario è un solo figlio; 80% per coniuge e un figlio, o due figli senza coniuge; 100% in presenza di tre o più figli (con o senza coniuge superstite).
È importante sapere che si tratta di una percentuale complessiva e non individuale, che verrà suddivisa tra i beneficiari secondo i criteri indicati dall’Inps. In caso di variazioni nel nucleo familiare, l’importo può essere ricalcolato. Infine, chi percepisce la pensione deve comunicare ogni variazione rilevante: l’inizio di un lavoro, la perdita dello status di inabilità o l’interruzione degli studi. In caso contrario, l’Inps può sospendere l’erogazione e richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite.