Pensioni, puoi smettere di lavorare con soli 20 anni di contributi | Basta presentare questo foglio e sei a cavallo

Inps, soldi (foto teleone.it) - mediaoneonline.it
Il tema delle pensioni sempre in primo piano: adesso c’è una importante possibilità a disposizione
Non c’è dubbio che se ne continuerà a parlare costantemente: in Italia, il tema delle pensioni genera giorno dopo giorno dibattiti accesi e malumori crescenti. Le recenti riforme previdenziali hanno lasciato molti cittadini in uno stato di confusione e incertezza, al punto che la decisione su quando andare in pensione è diventata una scelta difficile e spesso dolorosa.
La paura più diffusa riguarda il rischio concreto di perdere migliaia di euro scegliendo un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Molti temono che, andando in pensione prima, l’importo mensile si riduca drasticamente, lasciando in difficoltà proprio nel momento della vita in cui si cerca maggiore stabilità.
A queste preoccupazioni si aggiungono le mobilitazioni sindacali e le richieste di maggiore chiarezza da parte delle istituzioni. I lavoratori vogliono sapere esattamente cosa li aspetta e se davvero esistono opzioni praticabili per ritirarsi prima dei classici 67 anni, magari senza penalizzazioni troppo severe.
In questo scenario turbolento, si fa strada una possibilità che, sebbene poco conosciuta, può rappresentare una vera svolta: andare in pensione con soli 20 anni di contributi. Ma come funziona davvero? E per chi è pensata questa misura?
E’ davvero possibile, dopo 20 anni di contributi?
Oggi in Italia, la soglia minima per l’accesso alla pensione è fissata in 20 anni di contributi. Questo vale sia per la pensione di vecchiaia che per alcune forme di pensione anticipata contributiva. Tuttavia, le vie percorribili con meno di 30 anni di versamenti sono solo tre, e richiedono tutte condizioni molto specifiche.
La prima strada è la pensione di vecchiaia per chi ha la prima iscrizione contributiva dopo il 31 dicembre 1995. Qui, se si hanno almeno 20 anni di versamenti e l’importo spettante è pari all’assegno sociale, si può andare in pensione a 67 anni, anche con una carriera breve. Una seconda via è rappresentata dalla pensione anticipata contributiva, accessibile a partire dai 64 anni con almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, in questo caso, è fondamentale che l’importo dell’assegno superi almeno tre volte quello dell’assegno sociale. Per le donne con figli, le soglie si riducono a 2,8 o 2,6 volte, in base al numero dei figli. Infine, una terza opzione è riservata ai lavoratori riconosciuti come invalidi per motivi legati all’attività lavorativa. In questo scenario, con almeno 20 anni di contributi, le donne possono accedere alla pensione a 56 anni e gli uomini a 61 anni, rappresentando una delle rare uscite anticipate con meno di 30 anni di carriera.

La riforma e la pensione anticipata ordinaria
La cosiddetta pensione anticipata ordinaria è disponibile per chi ha contributi versati prima del 1996. I requisiti: 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, con l’aggiunta di una finestra mobile di tre mesi. Fino al 2026 è sospeso l’adeguamento alla speranza di vita, che riprenderà dal 2027 con incrementi biennali.
Per i lavoratori con primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996, la pensione anticipata si può ottenere a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’importo pensionistico è adeguato. Non è obbligatorio cessare l’attività autonoma, ma è indispensabile chiudere il rapporto di lavoro dipendente. E infine, veniamo al punto centrale: è davvero possibile smettere di lavorare con soli 20 anni di contributi? La risposta è sì, ma servono requisiti chiari. Il “foglio” che serve è soltanto uno, ed è, appunto, quello che certifica che il lavoratore sia iscritto al regime contributivo puro (quindi dal 1996), che abbia compiuto almeno 64 anni e che l’importo della pensione superi certe soglie rispetto all’assegno sociale. Una misura che può risultare interessante, ma solo per chi ha avuto un percorso lavorativo costante e ben retribuito.
