PERICOLO ALLUVIONI E SMOTTAMENTI: nuova lista ufficiale dei comuni a rischio | Le zone sono aumentate vertiginosamente

alluvione milano foto archivio - mediaoneonline.it
Le cose sono cambiate drasticamente negli ultimi anni: lo studio mostra quali zone sono più a rischio
Negli ultimi anni il nostro Paese ha conosciuto un incremento costante di eventi meteorologici estremi. Non si tratta più soltanto di temporali estivi passeggeri o nevicate abbondanti in inverno: parliamo di alluvioni improvvise, valanghe devastanti e frane rapide che travolgono territori fragili e mal gestiti. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e ogni anno portano con sé vittime, distruzione e ingenti danni economici.
L’Italia è un Paese particolarmente vulnerabile dal punto di vista idrogeologico. Le caratteristiche morfologiche del territorio, unite a decenni di urbanizzazione selvaggia e a una pianificazione spesso carente, hanno reso molte aree estremamente esposte. Secondo i dati ISPRA, oltre il 94% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico: una cifra che dovrebbe far riflettere sulla reale urgenza di interventi strutturali.
La memoria recente ci riporta a disastri che hanno segnato intere comunità: basti pensare all’alluvione di Ischia nel 2022, a quella in Emilia-Romagna nel 2023, o alle colate di fango che hanno colpito diverse province del Sud. In Sicilia, in particolare, i cittadini non hanno ancora dimenticato le alluvioni estive dello scorso anno, che hanno colpito aree già fragili, aggravate da mancanza di manutenzione e da corsi d’acqua ostruiti.
Il quadro complessivo fornito dall’ISPRA attraverso il rapporto 2024 sul dissesto idrogeologico è allarmante: oltre 636.000 frane sono state censite in Italia, con un incremento del 15% delle aree classificate a rischio rispetto al 2020-2021. Non solo: circa il 23% del territorio nazionale rientra nelle zone considerate pericolose, con il 9,5% addirittura in classe P3 o P4, cioè a pericolosità elevata o molto elevata.
Milioni di italiani e territori a forte rischio
Secondo il rapporto ISPRA, sono 5,7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane. Di questi, oltre 1,28 milioni si trovano nelle zone a pericolosità più alta. La distribuzione geografica non è uniforme: Campania, Toscana, Liguria, Sicilia ed Emilia-Romagna risultano tra le regioni più colpite in valori assoluti. Se invece si guarda alla proporzione sulla popolazione residente, emergono in particolare Valle d’Aosta, Basilicata, Molise e Abruzzo.
Il dato preoccupante è che non solo le persone, ma anche edifici, imprese e beni culturali si trovano esposti. Oltre 742.000 edifici, 75.000 attività economiche e ben 14.000 beni culturali rischiano danni o distruzione. Ciò significa che il dissesto idrogeologico non colpisce soltanto i cittadini, ma anche il patrimonio artistico e le risorse economiche dell’Italia.

I comuni e le province più vulnerabili
Ma andiamo ai territori in una situazione un po’ più critica di altri. Fra questi, risultano essere le province di Napoli, Salerno, Genova e Firenze. Guardando ai capoluoghi, spiccano Napoli con oltre 42.000 abitanti a rischio, Genova con circa 30.000 e Palermo con quasi 6.000. In Sicilia, oltre a Palermo, diverse aree interne e costiere hanno visto un incremento del rischio pari al 36,7% rispetto agli anni passati: un dato che conferma quanto l’isola sia tra le zone più fragili d’Italia. Le nuove mappe ISPRA, aggiornate con la mosaicatura 5.0, mostrano chiaramente un aumento delle aree vulnerabili. In particolare, la Provincia Autonoma di Bolzano registra un +75,8% di territori a rischio, seguita dalla Sardegna (+37,2%), dalla Sicilia (+36,7%) e dalla Toscana (+30,5%).
Si tratta di un incremento che è dovuto anche a una maggiore accuratezza degli studi e degli aggiornamenti dei Piani di Assetto Idrogeologico, ma resta il fatto che la superficie potenzialmente pericolosa continua a crescere. Serve quindi una nuova strategia nazionale che non si limiti a interventi emergenziali, ma che punti sulla prevenzione, sulla manutenzione ordinaria del territorio e su piani urbanistici sostenibili. Solo così sarà possibile ridurre realmente i rischi e garantire sicurezza a milioni di persone. Si può dire senza essere smentiti che il dissesto idrogeologico è ormai una questione di sopravvivenza e non più solo di gestione…
