Si lancia da 1500 metri, ma è sciagura col paracadute | Influencer muore a 49 anni, le rivelazioni dalle indagini

paracadutismo - foto (C) Mediaoneonline.it
Il paracadutismo, esperienza che regala adrenalina e libertà: ma ci sono pericoli che non devono essere sottovalutati…
Negli ultimi anni il paracadutismo è cresciuto enormemente in Italia, attirando migliaia di appassionati che scelgono di lanciarsi da diverse altitudini per vivere emozioni irripetibili. Secondo le stime delle scuole certificate, sono oltre 30mila gli italiani che ogni anno provano almeno una volta questa esperienza, mentre diverse migliaia decidono di farla diventare una vera e propria passione continuativa.
Nonostante si tratti di uno sport classificato come estremo, gli esperti assicurano che i rischi, se si rispettano i protocolli, non sono così elevati. I paracadutisti professionisti, infatti, effettuano controlli scrupolosi sull’attrezzatura prima di ogni lancio, seguono corsi di aggiornamento e rispettano regole di sicurezza ferree. Questo fa sì che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’attività sia considerata sicura.
La tecnologia ha migliorato notevolmente i sistemi di apertura dei paracadute, introducendo dispositivi automatici di sicurezza che intervengono in caso di mancata apertura manuale. Inoltre, i centri specializzati italiani sono sottoposti a continui controlli da parte delle autorità competenti, riducendo ulteriormente la possibilità di imprevisti.
Eppure, come in ogni attività estrema, esiste sempre una percentuale di rischio. Gli atleti sanno che anche il più piccolo errore o guasto tecnico può trasformare un lancio entusiasmante in un incubo. Ed è proprio questa sottile linea tra sicurezza e pericolo a rendere il paracadutismo uno degli sport più affascinanti e allo stesso tempo più discussi.
Il dramma di Monte Compatri
Un lancio da 1.500 metri si è trasformato in tragedia a Monte Compatri, alle porte di Roma. A perdere la vita è stato Sandro Bigozzi, 49 anni, imprenditore e paracadutista esperto, seguito da oltre 50mila persone su Instagram. La sua morte ha sconvolto l’intero mondo degli sport estremi.
L’incidente è avvenuto intorno alle 13 di sabato 6 settembre. Bigozzi si era lanciato da un piccolo aereo insieme a un compagno, ma il paracadute principale non si sarebbe aperto. Anche il tentativo di attivare quello di emergenza è stato vano: l’atleta si è schiantato al suolo a pochi metri dalla pista di atterraggio, in un campo di via Prenestina Nuova.

Le indagini e le possibili cause
L’impatto non gli ha lasciato scampo. Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Vigili del Fuoco di Frascati e sanitari del 118, ma i soccorsi sono risultati inutili. La salma è stata trasferita all’Istituto di Medicina legale di Roma Tor Vergata, dove è stata disposta l’autopsia. La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo per chiarire se la tragedia sia stata causata da un guasto tecnico o da un errore umano. Bigozzi, originario di Grosseto, era un volto noto del paracadutismo e del canopy piloting, con oltre 5.600 lanci documentati. Solo a luglio aveva raccontato la sua entusiasmante partecipazione all’ICPC 2025, considerata la “Formula 1 del paracadutismo”. Oltre alla passione sportiva, lavorava come rappresentante per una casa farmaceutica. Lascia la compagna e due figlie piccole.
Questo drammatico episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza degli sport estremi e sull’importanza di continui controlli sugli equipaggiamenti. Le verifiche tecniche e l’esito dell’autopsia saranno determinanti per comprendere la dinamica di un incidente che ha colpito profondamente non solo il Lazio, ma tutta la comunità sportiva italiana.
