Solo qui in Sicilia c’è il BORGO dove NON SI MUORE | La parola d’ordine è eterno, il sindaco ne è sicuro

Il bosco della Baronia Vita (foto wikipedia) - mediaoneonline.it

Il bosco della Baronia Vita (foto wikipedia) - mediaoneonline.it

Uno di quei luoghi in cui si è saputo rispondere alle difficoltà con la gioia e l’entusiasmo di “guardare” sempre avanti

Nel cuore dell’Italia dimenticata ci sono territori che sembrano sospesi nel tempo. Piccoli centri, spesso arroccati tra montagne o affacciati sul mare, che un tempo brulicavano di vita e oggi conservano solo il silenzio. La Sicilia ne custodisce molti: paesi svuotati dall’emigrazione, strade invase dalla vegetazione, case che parlano con i loro muri crepati.

La crisi demografica e la mancanza di lavoro hanno spinto molti giovani ad abbandonare questi borghi, lasciandosi alle spalle la loro storia. I terremoti e gli eventi naturali hanno dato il colpo di grazia a intere comunità. Basti pensare alla Valle del Belice, devastata nel 1968 da un terremoto che ancora oggi lascia cicatrici ben visibili. In quelle terre, alcune città non si sono più rialzate.

Là dove prima c’erano piazze affollate e mercati chiassosi, oggi resistono solo ruderi e il vento. Alcuni paesi sono stati completamente abbandonati. Altri ricostruiti poco più in là, lasciando il centro originario come un fantasma. Eppure, anche tra queste rovine, la cultura sopravvive e la terra continua a offrire i suoi frutti, come a voler ricordare che tutto può rinascere.

Nonostante il tempo e le intemperie, ciò che resta è una forma di bellezza antica, malinconica, struggente. Un patrimonio culturale e paesaggistico che merita attenzione. Un viaggio tra queste località non è solo un tuffo nel passato, ma un invito alla riflessione sul futuro dell’entroterra italiano.

Quella ferita profonda, ma non mortale

Tra le vittime del terremoto del Belice c’è anche un piccolo centro in provincia di Trapani, dove la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 segnò un prima e un dopo. Il sisma devastò edifici storici, tra cui la chiesa madre, simbolo dell’identità collettiva. Ma non fu solo il terremoto a colpire duramente: l’incuria umana completò l’opera di distruzione, abbattendo ciò che poteva essere salvato.

Oggi il centro storico appare in gran parte spopolato, con case in rovina e vie deserte. Ma la comunità non si è arresa: una nuova zona urbana è sorta accanto alle macerie, segno tangibile della resilienza della popolazione. In mezzo a tanti ostacoli, i cittadini hanno scelto di restare, ricostruire, credere ancora in un futuro possibile.

Il municipio della cittadina (foto Comune Trapani) - mediaoneonline.it
Il municipio della cittadina (foto Comune Tp) – mediaoneonline.it

La rinascita tra natura, tradizione e memoria

Questo paese ha un nome che sembra uno scherzo del destino: si chiama Vita. Ed è proprio lì, tra le pietre cadute e i nuovi germogli, che si cela il suo messaggio più forte: non si muore mai davvero, finché c’è… Vita. E così, continuano ad esser tramandate e resistere alle intemperie anche bellezze e tradizioni. Fra le prime, a circa 1.500 metri dal paese, si estende il Bosco di Monte Baronia (foto copertina), uno scrigno verde di circa 670.000 m². Popolato da pini mediterranei e querce secolari, è un luogo ideale per escursioni, pic-nic e relax. Dai suoi belvedere si scorge il tempio di Segesta, l’obelisco di Pianto Romano e il castello di Salemi.

Un paesaggio che racconta la bellezza silenziosa della Sicilia interna. Accanto alla natura, come detto, resistono le tradizioni popolari. La festa dell’Ascensione, con i suoi carri colorati e i “cucciddati” lanciati al pubblico, mantiene viva la memoria contadina. E ogni estate, il Festival Internazionale del Folclore richiama gruppi da tutto il mondo, trasformando il paese in un crocevia di culture. Segni tangibili di una comunità che non vuole sparire. Che trasmette… “Vita” e voglia di vivere a tutti i costi. Un tempo questo luogo contava oltre 6.000 abitanti. Oggi, tuttavia, la cifra è diminuita in quanto in tanti hanno scelto il Nord o l’estero, soprattutto Toronto. Ma il legame con la terra natale rimane forte, e ogni ritorno è una “festa”.