“Sono in difficoltà con i debiti”: utente lancia il disperato appello all’Agenzia delle Entrate | Ecco cosa gli è stato risposto

Soldi tasse (foto tg24.sky.it) - mediaoneonline.it
Sono milioni i contribuenti italiani che fronteggiano debiti con il Fisco: ma cosa succede se non si paga subito?
Nel solo 2023, per prendere come riferimento uno degli ultimi anni, grazie alle cartelle esattoriali lo Stato ha incassato oltre 10 miliardi di euro. Tuttavia, accanto a questi numeri positivi, c’è una realtà difficile: moltissime persone non riescono a far fronte ai propri impegni con l’Agenzia delle Entrate. La pressione fiscale in Italia rimane tra le più alte d’Europa e le famiglie, soprattutto in periodi economicamente difficili, fanno fatica a pagare in un’unica soluzione le somme dovute.
Per evitare procedure esecutive, come pignoramenti o fermi amministrativi, molti cittadini scelgono di aderire ai piani di rateizzazione delle cartelle esattoriali. Questa opzione consente di suddividere il pagamento del debito in più rate mensili, riducendo l’impatto economico immediato. Il meccanismo, però, prevede alcune regole rigide che è importante conoscere. Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sono oltre 1,5 milioni i contribuenti che hanno chiesto una rateizzazione. Di questi, circa il 30% ha avuto difficoltà nel mantenere regolari i pagamenti. Le conseguenze per chi non rispetta il piano possono essere pesanti: dalla decadenza del piano fino al ritorno delle misure coercitive di riscossione. Ma c’è anche chi può evitare la decadenza saldando almeno una rata arretrata prima di superare il limite massimo tollerato.
Alla luce di queste problematiche, è fondamentale sapere quante rate si possono saltare senza rischiare la perdita dei benefici previsti dal piano. E soprattutto, comprendere le differenze tra le diverse tipologie di dilazione, come quella ordinaria e la rottamazione. Quando si ha un debito elevato o più cartelle esattoriali aperte, la via più percorsa è quella della rateizzazione ordinaria. Si presenta richiesta all’Agenzia delle Entrate Riscossione, indicando le cartelle che si vogliono rateizzare e il numero di rate in cui si intende pagare. Dopo l’accettazione, vengono forniti i bollettini con le scadenze mensili.
Il piano può durare fino a 10 anni e comporta un impegno continuativo. Anche se si tratta di una misura vantaggiosa, può diventare complicato rispettare tutte le scadenze, specialmente in mesi economicamente più difficili (ad esempio, quelli in cui si pagano l’Imu o l’Irpef, o quando le bollette sono più salate).
“Non posso pagare i debiti”: ecco cosa succede
Per tutti coloro che hanno inviato un “sos”, un messaggio d’aiuto per le “difficoltà con i debiti”, è da sottolineare che il ritardo nel pagamento non comporta automaticamente la decadenza. Nelle rateizzazioni ordinarie, il ritardo è tollerato se la rata viene comunque saldata prima della successiva. In tal caso, si pagano sanzioni e interessi, ma il piano resta valido. L’unica eccezione è la prima rata, che va pagata entro 30 giorni dall’accettazione del piano (più 7 giorni di lieve ritardo). Se non si rispetta questa scadenza, la richiesta viene annullata. Discorso diverso per le rottamazioni, come la cosiddetta “rottamazione quater”. Qui la flessibilità è zero: anche un solo pagamento mancato comporta la perdita del beneficio. L’unica tolleranza è quella di 5 giorni dopo la scadenza. Oltre questo termine, si decade e si perdono tutti i vantaggi fiscali ottenuti.
La normativa prevede margini diversi a seconda del periodo in cui è stato richiesto il piano di dilazione. Chi ha fatto richiesta prima del 2020 ha più margine, chi ha iniziato dopo il 2022 deve essere molto più attento. Per fare soltanto alcuni esempi:
- Per piani in essere all’8 marzo 2020: si decade con 18 rate non pagate;
- Per piani dal 9 marzo 2020 al 31 dicembre 2021: la decadenza avviene con 10 rate saltate;
- Per richieste dal 1° gennaio al 31 luglio 2022: si decade con 5 rate non saldate;
- Per piani attivati dal 16 luglio 2022: la decadenza scatta alla 9ª rata non pagata.

Quando si perde ogni tutela: le conseguenze e gli obblighi
E’ necessario, in questo senso, chiarire che il numero di rate non pagate non deve essere necessariamente consecutivo. Questo vuol dire che si può, ad esempio, saltare una rata oggi e un’altra tra sei mesi, ma se si raggiunge il numero massimo previsto, il piano decade. Una buona strategia per evitare la decadenza è pagare almeno una rata tra quelle arretrate: così si “ripulisce” il conteggio e si riacquista margine. Quando si decade da un piano di rateizzazione, gli effetti sono pesanti. Tutti gli importi ancora dovuti tornano esigibili in un’unica soluzione, maggiorati di sanzioni e interessi. L’ente riscossore può riprendere il recupero coattivo tramite ipoteche, fermi amministrativi o pignoramenti.
Viene inoltre persa ogni forma di tutela prevista dal piano e il contribuente è di nuovo esposto a gravi conseguenze economiche. Per questo è importante monitorare costantemente la propria posizione e non lasciar passare troppo tempo tra un mancato pagamento e il successivo. Se il piano è con l’Agenzia delle Entrate (con scadenze trimestrali), basta una rata non pagata entro il trimestre successivo per perdere tutto. Quindi, se si salta il pagamento per tre mesi consecutivi, si è fuori. Con l’Agenzia delle Entrate Riscossione (rate mensili), invece, c’è maggiore tolleranza: dipende dal periodo in cui si è attivata la rateizzazione, ma in alcuni casi si può saltare anche fino a 8 rate. In caso di difficoltà, è sempre consigliabile intervenire prima di raggiungere i limiti di decadenza, magari pagando una delle rate sospese per guadagnare tempo prezioso.