Stop al divertimento in spiaggia | La legge ora colpisce tutti: fioccano multe anche per chi ascolta le hit dell’estate

festa spiaggia ferragosto - foto (C) Mediaoneonline.it
Pensate un po’: andare in spiaggia non sarà più soltanto un momento di relax e divertimento. Ecco come cambiano le leggi e la vita al mare
Diciamocelo (e ricordiamolo) con nostalgia: una volta Ferragosto era sinonimo di libertà. Gruppi di ragazzi si ritrovavano sotto le stelle, le onde come colonna sonora, ma spesso coperte dal volume altissimo delle casse portatili. Le spiagge si trasformavano in palcoscenici spontanei: c’era chi suonava la chitarra, chi ballava attorno a un falò improvvisato, chi preparava panini e birre fresche da condividere fino all’alba. Era un rito collettivo, sentito e partecipato. Nessuno rimaneva escluso da quella festa popolare, che sapeva di sale, sabbia e sudore.
Quello scenario, però, è ormai soltanto un ricordo. Da almeno vent’anni la situazione è cambiata in molte parti del mondo. Ragioni di sicurezza, ordine pubblico e tutela ambientale hanno spinto le amministrazioni a introdurre regolamenti più stringenti. Vietati i falò, vietate le casse acustiche oltre una certa soglia sonora, multe per chi sporca o monta tende senza autorizzazione. Le leggi, come la famosa legge italiana 116/2021 sul decoro urbano o le ordinanze comunali a tutela del demanio, hanno messo la parola fine a molte di quelle abitudini.
Non si tratta soltanto di nostalgia: il Ferragosto moderno è più controllato, più silenzioso e meno collettivo. Si festeggia ancora, ma in modo più contenuto e spesso nei limiti concessi dai lidi privati. Le grandi adunate notturne spontanee sono ormai quasi scomparse. A trionfare sono gli aperitivi pre-confezionati e le serate con DJ autorizzati, lontane dallo spirito libero che per anni ha animato le nostre coste.
E il cambiamento riguarda luoghi non solo vicini, ma anche lontani, compresi luoighi simbolo del turismo balneare. Trattiamo, in particolare, alcuni casi emblematici, con leggi a dir poco “rivoluzionarie” sul modo di vivere la spiaggia. O vivere un Ferragosto .
L’estate al mare, e quei cambiamenti sempre più “pesanti”
Inutile ripetere che il mare, da sempre, è il cuore delle vacanze. Che sia per abbronzarsi, tuffarsi in acqua o semplicemente ascoltare le hit del momento tra amici, l’obiettivo resta lo stesso: divertirsi. Ma oggi, in molti luoghi, quel divertimento ha dei limiti precisi. Dal primo giugno 2025, nuove direttive sono entrate in vigore in alcune delle spiagge più famose al mondo, suscitando preoccupazione tra turisti e gestori.
I regolamenti impongono controlli più severi sul volume della musica, sulla somministrazione di cibo e bevande, e perfino sull’uso di attrezzature. Per chi trasgredisce, sono previste multe salate. I frequentatori storici e i lavoratori del settore balneare temono che queste norme possano uccidere il clima festoso tipico dell’estate.

Il caso più emblematico, un simbolo che cambia volto
Tra le località coinvolte, fa scalpore la scelta di Rio de Janeiro. Famosa per la sua atmosfera frizzante e per le spiagge che sembravano non dormire mai, la città ha deciso di ridisegnare completamente la sua idea di litorale pubblico. Il sindaco ha imposto ai venditori ambulanti di munirsi di licenze specifiche e alle barracas – gli iconici chioschi sulla sabbia – di seguire programmi rigidi per eventi ed esibizioni. La musica non potrà superare i 55 decibel, mentre è stato vietato l’uso di strumenti per preparare o conservare alimenti. Un colpo al cuore per il turismo locale, che si basava proprio sulla convivialità e sulla spontaneità delle feste in riva al mare. I gestori delle spiagge hanno già chiesto una revisione urgente delle regole, temendo un calo drastico dell’afflusso turistico.
Quello che sta accadendo a Rio potrebbe diventare un modello per altre città del mondo, nel segno della regolamentazione e della quiete pubblica. Ma il rischio è che la spiaggia, da luogo d’incontro e libertà, si trasformi in uno spazio sterile e controllato, lontano dall’anima vera dell’estate. La speranza è, naturalmente, che l’Italia rimandi il più possibile tali (rivoluzionarie) variazioni…
