Tra cinque anni (se andrà bene) la Sicilia avrà due termovalorizzatori di rifiuti. Con un ritardo di 20 anni rispetto al resto d’Europa

termovalorizzatori - foto mediaoneonline.it

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La storia dei quattro termovalorizzatori della Sicilia la cui realizzazione venne bloccata alla fine del primo decennio del 2000 dalla magistratura europea

Così in Sicilia, dopo quasi un ventennio, si torna a parlare di termovalorizzatori. Anzi, per essere precisi, l’attuale Governo regionale di Renato Schifani è andato al di là delle parole, cominciando a produrre fatti concreti. Nei giorni scorsi a Palazzo d’Orléans, sede dell’esecutivo della nostra Isola, è stato firmato il provvedimento per l’affidamento “dei servizi di ingegneria e architettura relativi alla progettazione di fattibilità tecnico-economica dei due impianti da realizzare a Palermo e a Catania”, come si legge nel sito della Regione siciliana.

Oltre alla firma di Schifani e del dirigente ad interim dell’Ufficio speciale per la valorizzazione energetica e la gestione del ciclo dei rifiuti, ingegnere Salvo Cocina, ci sono anche le firme dei rappresentanti delle aziende del raggruppamento temporaneo di impresa che si è aggiudicato la gara gestita da Invitalia, società che fa capo al Ministero dell’Economia e Finanze. I due termovalorizzatori che dovranno essere realizzati in Sicilia sorgeranno a Palermo, nell’area della discarica di Bellolampo, e a Catania, nell’area industriale della città. Le imprese che dovranno realizzare i due impianti sono la di Crew Srl (mandataria, società del gruppo Fs), la Systra Spa (già Sws Engineering Spa), la Martino Associati Grosseto Srl, E.Co. Srl, Utres Ambiente Srl, e l’ingegnere Corrado Pecora e Ibi Studio Srl. Il progetto nasce sotto il segno del consociativismo politico tra centrodestra e centrosinistra: ciò significa che questa volta non ci dovrebbero essere intoppi: o almeno così si spera.

Il riferimento agli intoppi non è secondario. Ricordiamo che il primo Governo regionale di Totò Cuffaro, nei primi anni del 2000, provò a realizzare quattro termovalorizzatori, mettendosi contro la potentissima lobby delle discariche siciliane. Anche allora la gestione degli appalti è stata, come dire?, ‘ecumenica’: ma questo non bastò a far realizzare i quattro impianti che vennero bloccati dalla Magistratura europea. Motivazione: i lavori erano stati affidati senza ricorrere a un bando europeo. Sarebbe stato interessante capire quante gare per grandi opere in Italia e negli altri Paesi Ue hanno rispettato in quegli anni il ricorso al bando europeo.

E oggi? Oggi la situazione si è aggrovigliata. La mancata realizzazione dei quattro termovalorizzatori nel primo decennio degli anni 2000 ha provocato in Sicilia grandi danni economici e soprattutto ambientali. Le discariche della nostra Isola sono state riempire fino all’inverosimile. Ci sono state e sono ancora in corso inchieste della Magistratura. Per tenere in piedi il sistema delle discariche è sato pagato il prezzo molto ‘salato’ dell’inquinamento. Anche per la diffusa presenza di discariche abusive. Ormai da qualche anno il sistema-discariche è in affanno. E la Sicilia paga ogni anno una barca di soldi per ‘esportare’ i rifiuti fuori dall’Italia. I rifiuti che la nostra Isola non riesce più a smaltire finiscono in Grecia, in Finlandia, in Olanda e, in generale, negli impianti di riciclo europei. Pagare e sorridere, si usa dire in questi casi. Oltre a un fiume di denaro, paghiamo anche il prezzo della mancanza di termovalorizzatori sempre avversati dagli ambientalisti siciliani.

Il Green e i risvolti (che non si conoscono)

I Paesi europei che hanno realizzato tali impianti sono la dimostrazione che avere avversato la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia, poco meno di venti anni fa, è stato un clamoroso errore che ha condannato la nostra regione al sottosviluppo anche in questo settore.

Quanto alla raccolta differenziata dei rifiuti, nella nostra Isola ci sono le luci ma ci sono anche le ombre. Sono tanti i Comuni siciliani dove la raccolta differenziata è decollata: e questo è sicuramente un bene. Palermo e Catania restano indietro e non è da escludere che in queste due città arrivino ‘regali’ da altri Comuni (leggere cittadini che si liberano dei rifiuti scaricandoli, magari di notte, nelle aree delle due più grandi città dell’Isola). Non solo. Con riferimento alla raccolta differenziata, in realtà, non sappiamo se tutti i rifiuti vengono riciclati. La verità è che sul cosiddetto ‘Green’ – parola inglese che è entrata nel linguaggio comune – non si conoscono tutti i risvolti. Sarebbe ad esempio interessante capire cosa c’è dietro i tanti abbattimenti di alberi nelle città che fanno sempre più infuriare i cittadini. Il dubbio è che non manchino le speculazioni.

schifani - foto italpress - mediaoneonline.it
schifani – foto italpress – mediaoneonline.it

E i problemi aumentano in estate

Un altro elemento da sottolineare è che i due termovalorizzatori, se andrà bene, diventeranno operativi tra non meno di cinque anni. Ma deve andare bene, perché in Sicilia, come abbiamo raccontato in un’inchiesta a puntate, non si completa una grande opera pubblica da un ventennio o giù di lì (qui puoi allegare la nostra inchiesta). Insomma, da qui a cinque anni la nostra Isola dovrà andare avanti a fatica, con la raccolta differenziata che funziona in alcune aree e non funziona in altre aree. Proseguendo con il trasferimento di rifiuti all’estero.
Dalle nostre parti non si parla quasi mai dell’impatto dei turisti sulla produzione di rifiuti. Eppure il dato non è secondario. Quest’anno, nella stagione estiva, sono arrivati in Sicilia quasi 3 milioni di turisti che sono andati a sommarsi ai circa 5 milioni di abitanti. I dati raccontano di oltre 11 milioni di presenze, con un incremento del 2,4% rispetto al 2024. Già la nostra regione è ordinariamente in sofferenza nella gestione dei rifiuti. Problemi che si moltiplicano durante la stagione estiva quando il livello dei rifiuti aumenta con l’arrivo dei turisti.

Se andiamo a osservare cosa avviene in Europa e anche in altre Regioni italiane mentre la nostra Isola annaspa tra i rifiuti, ebbene, scopriamo la nostra arretratezza, culturale prima che economica, anche in materia di gestione dei rifiuti. In Sicilia, una ventina di anni fa, i termovalorizzatori vennero demonizzati perché altamente inquinanti. Oggi in Germania ci sono non meno di 80 termovalorizzatori attivi che eliminano i rifiuti e producono energie. Con tutto il rispetto per gli ambientalisti di casa nostra, non possiamo certo dire che i tedeschi amino l’inquinamento: anzi! Se proprio dobbiamo essere precisi, proprio la Germania, quando in Sicilia si criminalizzavano i termovalorizzatori, importava già rifiuti da altri Paesi guadagnando soldi ed energia. Anche in Francia si contano tanti impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti. Idem in Svezia e in Danimarca, due Paesi che non possono certo essere accusati di inquinare noti, anzi, per la valorizzazione della cosiddetta economia circolare. Poi ci sono i Paesi Bassi e l’Austria: in quest’ultimo Paese i termovalorizzatori sono anche esempi di architetture innovative. E poi c’è l’Italia, dove gli impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti sono 37. La Sicilia, purtroppo, arriverà con grande ritardo anche in questo ambito. Non c’è da meravigliarsi: nella terra di Luigi Pirandello non è certo una stranezza che, nel nome della tutela dell’ambiente, si sia finiti per inquinare lo stesso ambiente…