Trump non vuole che l’India importi petrolio dalla Russia. Ma gli USA importano tanto dal Paese di Putin. Perché l’Europa rischia dazi del 50%

von der trump

Continua il ‘circo equestre’ dei dazi doganali di Donald Trump. Per ora si sta salvando l’Unione europea, colpita da dazi al 15%. Ma non è detto che la percentuale resti questa: non è da escludere un aumento dei dazi se la Commissione europea non andrà a investire negli Stati Uniti d’America e se non risolverà la questione, fino ad oggi confusa, dell’acquisto, da parte degli europei, di armi da dare all’Ucraina. Se non si chiariranno tali questioni fino ad oggi sospese, ebbene, i dazi doganali americani sui prodotti europei potrebbero arrivare al 50% come sta accedendo in queste ore a India e Brasile.

Non mancano contraddizioni e colpi di scena. Sempre in queste ore, anche se se ne parla poco, sotto scacco è finita proprio l’amministrazione americana. A mettere nei guai la casa Bianca è il noto media indiano Firstpost. Proviamo a sintetizzare quello che sta succedendo.

Com’è noto, in queste ore Trump ha appioppato dazi del 50% all’India, accusata di acquistare il gas dalla Russia. La tesi non convince molto, perché l’attuale amministrazione americana ormai da tempo fila d’amore e d’accordo con la Federazione Russa presieduta da Vladimir Putin. La tesi che l’America colpisca un Paese che commercia con la Russia è debole. Vero è che Trump ‘minaccia’ di colpire con i dazi anche la Russia. Ma tutti sanno che il Paese di Putin è autosufficiente e, a differenza degli oltre 50 Paesi del mondo – Cina e Unione europea in testa ma non soltanto – che hanno impostato i propri sistemi economici sull’export verso gli USA, la Russia non ha bisogno di esportare i propri beni in America. Insomma, l’annuncio dei dazi di Trump alla Russia è una mezza stupidaggine. Tra l’altro, mentre la Russia può fare a meno dei prodotti americani, gli Stati Uniti, al contrario, non possono fare a meno dei fertilizzanti russi. Questo è il punto debole dell’economia americana. Gli USA hanno risolto il problema del petrolio e del gas ma non hanno mai affrontato seriamente il problema della mancata autosufficienza in materia di fertilizzanti: senza i fertilizzanti russi una parte importante dell’agricoltura americana andrebbe in tilt. E allora perché l’amministrazione Trump ha deciso di colpire con dazi al 50% l’India che acquista petrolio russo?

Una spiegazione potrebbe essere legata al fatto che l’India è oggi il primo importatore del mondo di petrolio russo. Il dubbio di Trump, che probabilmente è più di un dubbio, è che l’India, sottobanco, venda ai Paesi europei il petrolio russo (qui un articolo: https://www.eunews.it/2025/08/07/petrolio-russo-ue-accordo-dazi-usa/). E questo non va a genio agli americani, che si aspettano grandi acquisti di petrolio e di gas liquido statunitensi. Questo, con molta probabilità, spiega il perché, negli ultimi tempi, l’India sia diventato un importante interlocutore dell’Unione europea. Per dirla in breve, gli ‘europeisti’ fanno la faccia truce con Putin, dicono che vogliono colpire la Russia e poi, più o meno sottobanco, acquistano dall’India il petrolio russo. Del resto, da dove arriva il petrolio che viene raffinato in Sicilia, nella raffineria di Priolo, se non dalla Russia?
E’ a questo punto che è arrivato l’articolo malandrino di Firstpost, dove, dati alla mano, si dimostra che i rapporti commerciali tra America e Russia sono floridi. Questa notizia, molto particolare, noi l’abbiamo letta su un canale Telegram. Stando a quello che scrive il giornale indiano e riportato da Telegram, gli Stati Uniti acquistano dalla Russia:
fertilizzanti per una cifra pari a 1,3 miliardi di dollari: cosa che abbiamo già sottolineato;
Metalli preziosi (palladio, platino, ecc.) per un importo pari 878 milioni di dollari;
prodotti chimici inorganici, inclusi materiali radioattivi per una cifra pari a 695,7 milioni di dollari;
Esafuoruro di uranio per il combustibile nucleare pari a 624 milioni di dollari;
componenti e parti per aerei per una cifra pari a 75 milioni di dollari; legname e prodotti in legno per una cifra pari a 89,4 milioni di dollari; attrezzature meccaniche e reattori per una cifra paria 80,8 milioni di dollari;
mangimi per animali e scarti dell’industria alimentare per una cifra pari a 39,9 milioni di dollari;
metalli ferrosi e leghe ceramiche per una cifra pari a 37,3 milioni di dollari;
prodotti in ferro e acciaio per una cifra pari a 13,1 milioni di dollari; verdure, frutta e prodotti derivati per un valore superiore a 15 milioni di dollari;
gomma, plastica e prodotti chimici per oltre 10 milioni di dollari;
farmaci, cosmetici ed oli essenziali per oltre 2 milioni di dollari;
calzature, tessili, giocattoli e orologi per oltre 10 milioni di dollari; alluminio, rame e nichel per un totale oltre 28 milioni di dollari e altri prodotti ancora. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato dalla Russia beni per un valore totale di circa 3 miliardi di dollari.

Ora, un Paese che importa tutti questi prodotti dalla Russia e poi rimprovera all’India di importare petrolio russo aiutando la stessa Russia è un po’ in contraddizione. Come abbiamo cercato di illustrare, all’America di Trump non va giù che i Paesi dell’Unione europea acquistino petrolio russo dall’India perché lo dovrebbero acquistare dagli USA. Attenzione, perché la questione è complicata e si aggiunge all’impegno europeo di effettuare investimenti in America. Tale impegno, lo ricordiamo, è stato assunto in Scozia dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Trump aspetta di conoscere quanto e quando l’Ue investirà negli USA una cifra che non dovrebbe essere inferiore a 500 miliardi di dollari. Il presidente americano si aspetta inoltre che l’Unione europea acquisti armi da fornire all’Ucraina.

Il problema è che l’Unione europea tergiversa sia sugli investimenti negli Stati Uniti, sia nell’acquisto di armi americane per l’Ucraina. Su questo secondo punto ci sono Paesi europei che non vorrebbero acquistare armi per l’Ucraina: è il caso di Francia, Italia, Ungheria e Repubblica Ceca. Ribadiamo: se non si chiariranno questi due punti i dazi doganali americani sui prodotti europei potrebbero arrivare al 50%. Trump ha già dimostrato che sull’economia non scherza.