ULTIM’ORA – Addio mantenimento, ora i genitori se la svignano così | La legge è dalla loro parte, svolta epocale in Italia

divorzio avvocato - foto (C) Mediaoneoneline.it
Ogni anno in Italia si registrano migliaia di casi di divorzio: figli da tutelare con l’assegno, ma fino ad un certo punto…
Il divorzio è ormai – purtroppo – consolidato nella società italiana. Secondo gli ultimi dati ISTAT, in media si registrano oltre 85.000 divorzi all’anno, con un trend in lieve crescita. Quasi il 40% dei matrimoni si conclude con una separazione definitiva, segno evidente di un cambiamento culturale profondo e ormai radicato.
Ma se la fine di un rapporto tra due adulti può essere gestita con razionalità e mediazione, diversa è la questione quando di mezzo ci sono i figli. La tutela dei minori diventa il punto cruciale, sia dal punto di vista affettivo che economico. La legge italiana prevede infatti che, anche dopo il compimento della maggiore età, un figlio abbia diritto al mantenimento se non ancora economicamente indipendente.
Ogni situazione viene analizzata singolarmente, spesso con l’intervento di avvocati specializzati in diritto di famiglia. Il giudice è chiamato a valutare non solo l’età del figlio, ma anche il percorso scolastico, le prospettive lavorative e la reale capacità di sostenersi autonomamente. Una materia complessa e in continua evoluzione giurisprudenziale.
Quando il conflitto tra ex coniugi si sposta sul tema del mantenimento, è essenziale capire cosa prevede la normativa italiana in merito, anche in base alle più recenti sentenze.
Il caso che cambia tutto: la sentenza impugnata
Un uomo, divorziato, era stato obbligato a versare un assegno mensile a favore di due figli maggiorenni non ancora autosufficienti, oltre che un contributo all’ex moglie. Ma ha deciso di impugnare la sentenza. La Corte d’Appello ha accolto parzialmente il ricorso, revocando il mantenimento per uno dei due figli, ritenuto economicamente autonomo in virtù di un contratto di lavoro a tempo determinato e delle sue buone prospettive occupazionali. Per l’altra figlia, che invece percepiva solo il sussidio NASpI, il mantenimento è stato confermato. Restava in vigore anche l’assegno divorzile alla ex moglie. L’uomo ha, dunque, fatto ricorso in Cassazione, ritenendo che anche la figlia che riceveva la Naspi fosse da considerare autonoma. E la Suprema Corte gli ha dato ragione. Secondo i giudici, il fatto che la figlia avesse già lavorato per anni e ricevesse ora un sussidio di disoccupazione dimostrava una condizione di autonomia, anche solo potenziale.
La sentenza ha così stabilito che l’attività lavorativa retribuita – anche se temporanea – e l’accesso alla Naspi possono costituire elementi sufficienti per revocare il mantenimento. L’obbligo non deve rinascere automaticamente al termine del rapporto lavorativo se il figlio è stato posto nelle condizioni di mantenersi da solo. Il principio è chiaro: la legge italiana, in base all’art. 337-septies c.c., tutela i figli non indipendenti, ma non protegge chi, per propria scelta o negligenza, non sfrutta le occasioni di autonomia economica. La Corte ha così annullato la precedente sentenza, ribadendo che non basta percepire la Naspi per giustificare il mantenimento, se prima si è già lavorato in modo continuativo.

Quando decade l’obbligo di mantenimento
Chiunque si trovi in una situazione simile – sia come genitore obbligato, sia come figlio maggiorenne – dovrebbe consultare un avvocato esperto in diritto di famiglia. Studi legali come quello dell’Avvocato Missiaggia offrono consulenza personalizzata, utile per affrontare richieste di revisione degli assegni. Durante questi procedimenti, il giudice analizzerà in dettaglio le condizioni lavorative e reddituali dei figli. L’obbligo di mantenimento può decadere se si dimostra una concreta autosufficienza o se sono presenti sussidi pubblici legati a precedenti esperienze lavorative stabili.
In conclusione, la sentenza della Cassazione ha aperto uno spiraglio importante per la riformulazione degli assegni di mantenimento. Non è più sufficiente dichiararsi disoccupati: se il figlio ha lavorato stabilmente e riceve la Naspi, potrebbe non aver più diritto al mantenimento. Una svolta giuridica che tutela non solo i diritti dei figli, ma anche quelli dei genitori.
