ULTIM’ORA – Rinvenuto un nuovo VULCANO in Sicilia | Nessuno ne parla, è spettacolare: sembra uscito da un film

Sicilia vista dall'alto (foto Nasa) - mediaoneonline.it
La storia dell’isola è segnata da un rapporto particolare con i vulcani: ma ecco la scoperta che è stata fatta
La Sicilia è una delle regioni italiane con la più alta densità di vulcani attivi. Il suo territorio, così ricco di biodiversità e paesaggi mozzafiato, deve gran parte della sua conformazione proprio all’attività vulcanica che nei secoli ha scolpito colline, coste e montagne. In particolare, l’arcipelago delle Isole Eolie, al largo della costa settentrionale, è uno dei luoghi più suggestivi e geologicamente affascinanti di tutta Europa. Le isole, come Stromboli e Vulcano, ospitano vulcani attivi il cui respiro si percepisce costante, con fumarole, colate laviche e boati che scandiscono il ritmo naturale dell’isola.
Il rapporto tra i siciliani e i vulcani è antico quanto la civiltà che ha abitato questi luoghi. I greci, ad esempio, pensavano che sotto l’Etna vivesse il ciclope Polifemo, mentre i romani vi collocavano la fucina di Vulcano, dio del fuoco. Non è un caso che molti miti classici siano ambientati proprio sull’isola, dove il fuoco e la terra si fondono in uno spettacolo continuo di trasformazione.
Ma il protagonista indiscusso del paesaggio vulcanico siciliano è sicuramente l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa con i suoi oltre 3.324 metri di altitudine, anche se la sua altezza varia frequentemente a causa delle continue eruzioni. È stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2013 e rappresenta uno dei più studiati e monitorati al mondo. La sua attività costante lo rende un laboratorio naturale per vulcanologi e geologi, oltre che una meta ambita per escursionisti e turisti. Le sue colate laviche hanno creato un paesaggio unico, dove convivono ghiacciai e fumarole, boschi verdi e deserti di pietra lavica.
La scoperta del vulcano sommerso Empedocle
Anche le pendici dell’Etna sono popolate e coltivate, segno di quanto l’uomo abbia saputo adattarsi a convivere con questa enorme forza naturale. Le terre nere dell’Etna sono particolarmente fertili e ospitano vigneti, agrumeti e coltivazioni di pistacchio e nocciole, prodotti tipici e rinomati della gastronomia siciliana. Ma le “sorprese”, a proposito di vulcani, sono dietro l’angolo. Scopriamo il perché.
Recentemente, al largo della costa sud-occidentale della Sicilia, è stato individuato un vulcano sommerso che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale: si chiama Empedocle, in onore del celebre filosofo greco di Agrigento che, secondo la leggenda, si gettò nel cratere dell’Etna per scoprire i segreti della natura. Empedocle si trova a circa 40 km da Capo Bianco ed è parte della vasta area vulcanica sottomarina nota come i Campi Flegrei del Mar di Sicilia.
Questo straordinario vulcano è stato identificato durante una crociera scientifica volta a studiare l’antica Isola Ferdinandea. Un banco vulcanico che emerse brevemente nel 1831 scatenando una disputa tra Regno delle Due Sicilie, Francia e Inghilterra, prima di inabissarsi di nuovo sotto le onde. Le ricerche hanno dimostrato che quella che sembrava un’isola isolata era in realtà solo uno dei coni secondari di Empedocle. Dall’esterno, viene visto e risulta come uun gigantesco complesso vulcanico che si estende per circa 30 km in lunghezza e 25 km in larghezza. Con un’altezza di oltre 400 metri dal fondo del mare.

Una delle “strutture più vaste” del Mediterraneo
Le indagini che sono state, poi, effettuate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno rilevato che Empedocle presenta ancora oggi una notevole attività gassosa e termica. Sebbene non emerga dalla superficie, le sue fumarole subacquee testimoniano una vivace attività al suo interno. La sua vicinanza con i banchi “Terribile” e “Nerita” suggerisce la presenza di un sistema vulcanico interconnesso, ancora in evoluzione.
La scoperta di Empedocle ha avuto un impatto notevole anche in termini di monitoraggio sismico e marino. Rappresenta una delle strutture più vaste nel Mar Mediterraneo. Oggi si sta lavorando per dotare quest’area di sensori e strumentazioni avanzate che possano rilevare in tempo reale variazioni significative. Utili anche in chiave preventiva e di protezione civile.