Vai a Palermo e scopri la presenza di un BORGO MAI ESISTITO | Qui non ci sono identità, zero nomi e cognomi

Borgo abbandonato - foto (C) Mediaoneonline.it
Un silenzio profondo in uno dei borghi più particolari: ma secondo quel che viene tramandato dalla leggenda, un uomo…
La Sicilia non è solo terra di mare, sole e tradizioni millenarie, ma anche di misteriosi e affascinanti borghi abbandonati. Si tratta di piccoli centri, spesso ricchi di storia, che nel tempo sono stati svuotati dalla presenza umana, lasciando spazio al silenzio e alla natura che lentamente li ha reclamati.
Molti di questi borghi furono abbandonati a causa di eventi naturali disastrosi, come terremoti o frane, ma anche per ragioni economiche e sociali legate all’emigrazione e allo spopolamento delle zone rurali. La memoria più viva in tal senso è sicuramente quella legata alla Valle del Belìce, colpita da un tremendo terremoto nel 1968, che segnò profondamente questa parte della Sicilia occidentale.
La Valle del Belìce, oggi, è un territorio che offre paesaggi mozzafiato e una forte carica emozionale. Molti viaggiatori curiosi si avventurano alla scoperta dei paesi fantasma come Gibellina Vecchia, Poggioreale e Salaparuta, attratti dall’atmosfera sospesa e irreale che solo questi luoghi sanno offrire. Passeggiare tra le rovine di case, scuole e chiese dove la vita un tempo scorreva intensa è un’esperienza toccante, capace di connettere il visitatore con la storia più profonda dell’Isola.
Altri borghi, invece, furono edificati per precise finalità politiche o agricole, soprattutto nel periodo del regime fascista, e abbandonati successivamente per motivi legati alla loro stessa concezione urbanistica, spesso troppo isolata o inadatta alla vita moderna.
Tra silenzi e ricordi: il fascino dei luoghi “persi”
Visitare i borghi abbandonati siciliani non è soltanto un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo. Ogni pietrao campanile che svetta verso il cielo racconta una storia, spesso dimenticata. In queste località dimenticate si percepisce una sensazione di sospensione, come se il tempo si fosse fermato a un momento preciso della storia e tutto fosse rimasto lì, in attesa di essere riscoperto.
Molti fotografi, documentaristi e appassionati di storia si dedicano alla valorizzazione di questi luoghi, cercando di recuperarne la memoria e restituirla al presente. Grazie al fascino del decadente e al ritorno dell’interesse verso il turismo lento, oggi questi borghi stanno vivendo una nuova vita. Fatta di riscoperta e consapevolezza culturale. Essi rappresentano un tesoro per chi desidera esplorare una Sicilia diversa, lontana dai circuiti turistici tradizionali.

Un borgo dimenticato e la leggenda di Totò Militello
Nel cuore dell’entroterra siciliano, lontano dalle grandi città e immerso in una natura incontaminata, sorge uno dei borghi più suggestivi e meno conosciuti dell’Isola. La sua origine risale agli anni ’40 del Novecento, quando venne costruito come parte del programma di colonizzazione del latifondo siciliano. . Il progetto, nato in epoca fascista, prevedeva la creazione di piccoli insediamenti rurali per i contadini, con scuole, chiese e abitazioni essenziali.
Questo borgo, ormai totalmente abbandonato dagli anni ’50, è oggi un luogo dove il tempo sembra essersi cristallizzato. La leggenda narra che sia stato abitato per anni da un solo uomo, Totò Militello. Un condannato all’ergastolo che trovò rifugio tra queste mura dimenticate, lontano dagli occhi della giustizia. La struttura del borgo è ridotta all’essenziale: una chiesa, una scuola, tre edifici abitativi. Anche il vento che passa tra gli alberi o il cigolio delle finestre rovinate diventano, così, parte di un concerto di malinconia e mistero. Il nome di questo particolarissimo villaggio dimenticato è Borgo Riena. Si trova, per chi volesse visitarlo, nel territorio di Castronovo di Sicilia, in provincia di Palermo. Un luogo davvero fuori dal tempo, che merita di essere ricordato. (foto copertina archivio mediaoneonline)
