Warhol-Banksy e la mostra siciliana. L’intervista al curatore Giuseppe Stagnitta

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente
Andy Warhol e Banksy: due Realtà artistiche mature e celebri, di notevole impatto sociale, ospitate dal 20 novembre 2021 al 2 giugno 2022 a Catania, presso lo storico Palazzo della Cultura.
La mostra, curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania, documenta il percorso innovativo e rivoluzionario dei due grandi artisti che hanno cambiato il modo di vivere l’arte degli ultimi cinquanta anni.
Molteplici le finalità della mostra, come evidenzia lo stesso Stagnitta ai microfoni di Tele One.
“Gli obiettivi della mostra sono molteplici, i tanto è importante capire la scelta del luogo scelto per presentarla e cioè la città di Catania, luogo dove svolgo dal 2015 varie attività di Arte Pubblica e Street Art con Emergence Festival, Festival Internazionale di Arte Pubblica, di cui sono l’ideatore e curatore. Tra le opere importanti realizzate da Emergence Festival a Catania vi sono i silos del porto di Catania e la riqualificazione dell’ex autorimessa dell’AMT di via Plebiscito: per questo ho pensato di presentare la mostra Warhol-Banksy proprio a Catania, per far capire meglio quelli che sono i nostri precursori e la storia che dalla street art ci ha portati all’arte pubblica che facciamo oggi”.
Una mostra e un messaggio sociale di elevato impatto storico, in un parallelismo artistico preciso.
“Diciamo che la nostra è una rilettura dell’artista Banksy attraverso l’opera di Warhol e del movimento Dada e Neo Dada che lo precedono. L’obiettivo di questa mostra è, dunque, far dialogare i due più importanti Business Artist della storia dell’arte: due artisti che non si sono mai conosciuti, non si sono mai parlati, e che, pur trovandosi l’uno all’opposto dell’altro, hanno finito per convergere in quei punti di sutura che rendono l’anonimo famoso e il famoso anonimo.
È nell’ambiguità dei loro messaggi che l’uno getta un ponte verso l’altro.
È nella differenza tra le loro personalità che si annida una somiglianza profonda.
L’uno incarna il deismo, l’altro l’anonimato. Eppure, per entrambi risulta vera questa affermazione: le loro più grandi opere d’arte sono i personaggi che interpretano.
Da una parte, dunque, Warhol e le sue opere divenute un prodotto di consumo e il suo nome un vero e proprio brand, e dall’altra Banksy grande esperto di comunicazione che continua a far parlare di sé trasformando il vandalismo di strada in un evento internazionale da prima pagina, capace di raggiungere l’intero pianeta, ormai un brand di successo riconosciuto in tutto il mondo, e non solo in quello dell’arte.
Banksy, come Warhol, diventato un vero e proprio marchio come la Coca-Cola o la Nike”.
Oltre cento le opere esposte, provenienti da famose collezioni private di tutto il mondo e da importanti gallerie d’arte. Ecco che si va dalla Kate Moss sensuale di Banksy nella posa della Marylin realizzata da Warhol nel 1962 al famoso muro Hula Hoop di Banksy realizzato con la tecnica stencil a Nottingham nel 2020 come invito a recuperare il senso delle cose, senza dimenticare le opere più significative come i ritratti politici di Mao e Lenin di Warhol e i dipinti di Lincoln, Winston Churchill e della Regina Elisabetta di Banksy. Ancora, i ritratti pezzi unici di Mick Jagger, Billy Squier e Judy Garland di Warhol.
Insomma temi di avanguardia come le assurdità della società occidentale, la manipolazione mediatica, l’omologazione, le atrocità della guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, la brutalità della repressione poliziesca e il maltrattamento degli animali, consegnate a tele suggestive, forse amare, ma toccanti, letteralmente impressionanti per chi vi si imbatte.
Una mostra che parte dalla Sicilia come prima tappa italiana dopo l’esperienza londinese, destinata ad espandersi come riferisce lo stesso Stagnitta.
“Abbiamo varie proposte e si deciderà la nuova città e location prima della chiusura prevista a Giugno 2022”.