28 Marzo 2024

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Coronavirus, quando finirà l’epidemia in Sicilia? Ecco la previsione

Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanzia ha previsto la fine dei contagi per il 14 aprile e zero diagnosi per i primi di maggio: si vede la luce in fondo al tunnel

Il periodo compreso fra il 5 e il 16 maggio potrebbe finalmente vedere il possibile azzeramento dei casi di coronavirus in Italia. È quanto emerge dai calcoli statistici elaborati pubblicati dall’Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanzia (Eief), basati sui dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile.

Sulla base dei dati del 29 marzo emergono inoltre delle stime per ciascuna regione: per la Sicilia la data indicata dalla previsione è il 14 aprile. La prima regione a contagio zero, 6 aprile, dovrebbe essere il Trentino Alto Adige, seguita il 7 aprile da Liguria, Umbria e Basilicata, e poi da Valle d’Aosta (8 aprile), Puglia (9 aprile), Friuli Venezia Giulia (10 aprile), Abruzzo (11), Veneto (14 aprile, come la Sicilia), Piemonte (15) Lazio (16), Calabria (17), Campania (20), Lombardia (22), Emilia Romagna (28), Toscana (5 maggio).

Tra la seconda e terza settimana di maggio insomma l’incubo dovrebbe finire con l’azzeramento delle diagnosi di Covid dopo che, nei 14 giorni prima, non ci saranno stati altri contagi.

Veneto e Piemonte potrebbe anche raggiungere quota zero diagnosi (che non è la stessa cosa del contagio, come ormai abbiamo tutti purtroppo imparato) già nella prima metà di aprile. L’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief) è un centro di ricerca universitaria di Roma indipendente anche se sostenuto dalla Banca d’Italia.

La proiezione verrà rivista e ripubblicata ogni sera sul sito dell’Eief dopo gli aggiornamenti della Protezione civile. «Va notato – ha detto Franco Peracchi, l’autore dello studio, citato da corriere.it – che il numero dei casi in questo momento non è pari al numero degli abitanti del Paese attualmente infettati, ma solo a quello di coloro che sono risultati positivi al test. La quantità di persone attualmente infettate è probabilmente maggiore di un intero ordine di grandezza. Inoltre, la proporzione fra i casi positivi e il numero di persone infettate in ogni momento dato non va considerata costante, perché i criteri e l’intensità dei test variano nel tempo e fra regioni». (lastampa)