“Più soldi a fine anno”: il Governo Meloni l’ha fatto davvero per questi fortunati cittadini | Ora sul conto corrente ti ritrovi più soldi

Busta paga lavoro (foto fiscoequo.it) - mediaoneonline.it
Una novità che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel sistema: ecco cosa cambia.
Ogni anno milioni di italiani si trovano a dover fare i conti con il fisco, tra dichiarazioni dei redditi, modelli 730 e saldo delle imposte. Il calendario fiscale è fitto di scadenze che coinvolgono tutti: lavoratori, pensionati, liberi professionisti e imprenditori. Tra le voci che più pesano c’è l’Irpef, l’Imposta sul reddito delle persone fisiche, trattenuta direttamente in busta paga o versata tramite F24.
La pressione fiscale in Italia resta tra le più alte in Europa e ogni anno, con l’approvazione della Legge di Bilancio, arrivano modifiche alle aliquote, detrazioni, crediti d’imposta e acconti da versare. Questi cambiamenti incidono direttamente sui redditi e sulle disponibilità economiche delle famiglie. Un esempio concreto è la variazione della busta paga, che può cambiare sensibilmente da un anno all’altro, anche a parità di stipendio lordo.
Prendiamo il caso di un lavoratore con contratto a tempo indeterminato e un reddito lordo annuo di 30.000 euro: nel 2023, ad esempio, poteva ritrovarsi con un’Irpef di oltre 5.000 euro, da cui veniva poi calcolato un acconto per l’anno successivo. Questo acconto, solitamente pari al 40%, veniva suddiviso in due rate e riduceva sensibilmente la liquidità a fine anno. A volte, la differenza in busta paga era di centinaia di euro in meno rispetto ai mesi precedenti.
In questo contesto arriva una svolta significativa per milioni di contribuenti italiani. Il governo Meloni lo ha fatto davvero, con una novità destinata a rivoluzionare il sistema degli acconti, almeno per una parte della popolazione: niente più acconto Irpef nel 2025 per i lavoratori dipendenti e i pensionati senza altri redditi.
Irpef 2025: niente acconto per chi non ha redditi aggiuntivi
Si tratta della novità che arriva dal decreto approvato dal Consiglio dei ministri, illustrato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha voluto chiarire l’applicazione della riforma fiscale. Il provvedimento nasce per armonizzare il decreto legislativo della delega fiscale del 2023 con la Legge di Bilancio 2025, che ha reso strutturale la riduzione delle aliquote Irpef. La conseguenza principale? Chi ha un solo reddito da lavoro o pensione non dovrà più versare l’acconto Irpef nel 2025. Questo significa nessuna trattenuta aggiuntiva a fine anno, con un beneficio immediato in termini di disponibilità economica. Per il nostro esempio da 30.000 euro lordi, si tratta di circa 2.080 euro che resteranno nelle tasche del contribuente. Il vantaggio, però, non è universale: chi possiede anche redditi da affitti, investimenti o partite IVA dovrà continuare a versare regolarmente l’acconto.
La riforma fiscale, oltre alla novità sull’acconto, ha ridisegnato l’intero sistema delle aliquote Irpef. Dal 2024, e ora anche in modo permanente nel 2025, l’imposta si calcola su tre fasce: 23% per redditi fino a 28.000 euro; 35% tra 28.001 e 50.000 euro; 43% oltre i 50.000 euro. Un cambiamento che ha lo scopo di semplificare il sistema fiscale e garantire una maggiore equità. Inoltre, l’aggiornamento delle aliquote aiuta i contribuenti a prevedere con maggiore precisione le imposte dovute. La nuova struttura, ormai definitiva, dovrebbe anche ridurre gli errori nelle dichiarazioni precompilate, che l’Agenzia delle Entrate inizierà a inviare tra poche settimane.

Ma per lo Stato si tratta di una “perdita”: ecco cosa succede
Nonostante l’assenza dell’acconto, le imposte continueranno ad essere prelevate mensilmente secondo le nuove aliquote. La vera differenza si avrà nel mese di novembre o dicembre, quando solitamente veniva calcolato l’anticipo sull’anno successivo: nel 2025, per molti italiani, questo peso non ci sarà. L’eliminazione dell’acconto Irpef non è però una misura “gratuita” per lo Stato. Il decreto precisa che il mancato incasso comporterà una riduzione delle entrate per circa 245,5 milioni di euro nel 2025. Tuttavia, si tratta di una perdita temporanea, destinata a rientrare nel 2026. Il governo ha previsto coperture precise: gli oneri del 2025 saranno sostenuti tramite una riduzione del Fondo del Ministero dell’Economia dedicato alla sistemazione contabile.
Per il fabbisogno e l’indebitamento, sarà utilizzato il Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti. Nel 2026, la stessa somma sarà reintegrata nel bilancio ordinario, seguendo il piano tracciato nel documento economico di medio termine 2025-2029. In definitiva, la misura segna una svolta fiscale significativa per i lavoratori dipendenti e i pensionati. L’eliminazione dell’acconto Irpef è un passo verso una maggiore semplicità e trasparenza del sistema tributario, in un contesto in cui la pressione fiscale resta elevata e ogni alleggerimento è, naturalmente, molto ben accolto dai cittadini.
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