23 Aprile 2024

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Promises: un film sull’Amore che non “mantiene le promesse cinematografiche”

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente

Promises, film di genere drammatico del 2021, diretto da Amanda Sthers, con Pierfrancesco Favino e Kelly Reilly.
Promises come Promesse, le promesse di una Vita di gioie, una Vita che si spera ne regali di grandi e durature, quando poi in realtà lascia rimpianti e sconfitte. E un pizzico di delusione, come in una “promessa del Bello infranta”, dato che il film non si aggiudica più di una scarna sufficienza.
E nel circuito, anzi nella spirale, di speranze, delusioni, rimpianti e fallimenti si impernia questo film che vede due Attori sicuramente di grande spicco, come Pierfrancesco Favino e Jean Reno’, rispettivamente il librario protagonista e il nonno critico e integerrimo.
La trama, tutt’altro che lineare, procede per salti temporali, ricordi, parentesi, sguardi nel futuro e nuovi punti di vista, rendendo complicato seguire la storia dei personaggi che non riescono a trasmettere appieno le emozioni di una storia fatta di legami impossibili, fallimenti esistenziali e accuse. Sembra di assistere a uno Zeno dei tempi moderni, un Favino inquieto, iperscrupoloso, che non trova pace, che si ritrova sempre più solo e isolato, vittima delle proprie scelte e del proprio tormento.
Ed ecco da subito l’Uomo, Alexander, cultore di libri, un uomo interessante, che scopre pian piano l’Amore in Laura (Kelly Reilly), in un tentativo vano di frenare un matrimonio, quello dell’amata, ma promessa sposa di un altro.
Un amore travagliato, quello di un uomo anch’egli impegnato, geloso di una donna sposata con un altro, in un concerto stonato in cui nessuno dei due riuscira’ mai del tutto ad esprimere e vivere i propri reciproci (?) sentimenti, fino alla fine.
Un Favino adulto, seguito subito dal Favino bambino che perde il padre in mare, in una tragedia che lo spinge verso il sogno temporaneo di diventare prete.
Segue quindi ancora il bambino che man mano diventa adulto, che balla il twist con la ragazzina innamorata di lui, mentre  la famiglia di lei integerrima e all’antica vieta loro ogni incontro. Scene che si trascinano a dire il vero senza una sceneggiatura toccante, a parte le sigle di fondo a carattere storico, fino alla scoperta dell’abuso sulla ragazzina (in definitiva la propria zia) da parte del padre (il nonno, Jean Reno’) e la promessa di salvarla, fino alla tragica notizia del suo suicidio con il taglio dei polsi.
Toccante quanto pesante scena, che lascia subito però il posto al futuro, a un Favino di nuovo adulto, rifiutato dalla moglie, criticato dal nonno ormai avanti negli anni, un nipote giudicato perché fa un lavoro umile, eppure mantenuto dal nonno stesso, osteggiato  perché sta divorziando dalla moglie, un fallito che aspetta la morte del vecchio (peraltro meno di quanto ci si aspetti? nonno per prendere tutti i suoi beni (descrizione tratta da una discussione al bar tra Favino e Reno’).
In definitiva, Promises è il “film degli sbalzi continui di ordine temporale”,  che vede Favino da giovanissimo ad adulto divorziato, fino a canuto anziano solo e all’angolo, in riflessione sulla Vita e sul suo Valore, e sul valore della Morte.
Si tratta di un film che parla di Amore e di Morte, di un Amore mai veramente concretizzatosi con la sensuale e affascinante Laura, in una vita spalmata tra passato e presente, ricordi d’infanzia e gioventù, salti temporali che dividono l’iter narrativo tra gli anni ’60, ’80 e il XXI secolo, talvolta confondendo lo spettatore e costringendo a ritessere le fila di una Vita complicata di disfatte.
Il tutto per una trama per altri versi appassionante, tuttavia senza quei colpi di scena tipici delle emozioni vissute appieno, senza remore, senza quella tensione sentimentale e senza quella forza vitale di un sentimento coraggioso che sarebbero stati appropriati alla bravura di Favino e che  avrebbero reso il film entusiasmante, non foss’altro per la colonna sonora che ripropone la musica new wave degli anni ’80, dai The Cure a Joy Division ai Simple Minds.
Promises alla fine può tutto sommato considerarsi un sufficiente spaccato di una società borghese senza iniziativa, lontana dalla lotta per la libertà e il sentimento da conquistare, in una difficile immedesimazione nell’Alexander mantenuto dal nonno, e per lo più incapace di lottare per il suo amore. La trama in più parti perde o scema molto la propria presa sul pubblico proprio per la mancanza di empatia nei confronti del protagonista, senz’altro punto dolente del film intero.
Lo spettatore ha a che fare con un Uomo finito, rifiutato sia dalla donna che ama da sempre che dalla moglie stessa, incapace di reagire, che passa la vecchiaia in solitudine a dipingere da solo in terrazza, o a cenare con un piatto gigante immerso in una tavola enorme e vuota, fortunatamente sempre con i due amici storici, in un’amicizia indissolubile, probabilmente l’unica nota gioiosa di tutta la pellicola.
Forse a questo punto non è improbabile immaginare la fine filosofica dal gusto amaro e a tratti nichilista.
L’Essere senza speranze, forse con una speranza mite, che conforta quasi, in effetti con una NON speranza, poiché in tal modo non esiste delusione e nemmeno aspettative.
Depressione, forse cinismo, rassegnazione, nella riflessione finale in una panchina verde di foglie, nel confronto tra l’amico che non vorrebbe ripetere la Vita e Favino che rifarebbe tutto, per riparare tutti gli sbagli commessi in vita, anche se forse il Bello della Vita sta proprio nello sbagliare (o magari nell’avere due amici veri con cui esultare alla finale

dell’ennesimo campionato di calcio).
La Morte sarà davvero una seconda opportunità per una vita che langue di senso? Agli spettatori la scelta finale e l’ulteriore considerazione se le oltre due ore di film valgano davvero il prezzo del biglietto, incluso il deludente doppiaggio della voce di Favino, proposto nelle sale italiane, e rendano cosi giustizia al Favino-attore che l’Italia ha già da tempo imparato ad apprezzare.