29 Aprile 2024

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La funzione della psicoterapia in tempo di guerra, report del seminario internazionale Gestalt tenutosi a Palermo

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, scrittrice

La funzione della psicoterapia in tempo di guerra: questo il titolo suggestivo del seminario internazionale di studi tenutosi a Palermo nei giorni 3 e 4 Febbraio 2023, presso lo Splendid Hotel La Torre, e organizzato dall’Istituto di Gestalt H.C.C. Italy, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, di Palermo.

Ucraina, guerra come evento traumatico da “attraversare”, con l’aiuto di esperti, all’interno di un trigenerazionale che risente delle conseguenze dei soprusi e delle atrocità belliche.

Questo il messaggio forte fornito in occasione del Seminario internazionale di studi prima citato e che è stato declinato ai nostri microfoni dalla direttrice dell’istituto stesso, la dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb. “Il convegno parte dallo scambio scientifico che abbiamo da anni con i paesi della Georgia, dell’Ucraina, della Russia; dagli anni duemila insegno personalmente in quei paesi psicoterapia della Gestalt. Vorrei in proposito testimoniare un fatto importante, quando nel 2014 i russi hanno invaso la Crimea ho visto gli stessi russi piangere perchè avevano molti familiari in Ucraina ed erano sconvolti da questa invasione. Abbiamo vissuto questi drammi, che ci hanno colpito molto, ci ha colpito vedere ucraini bombardati che continuavano a fare formazione online e collpisce la dignità di queste persone, la loro voglia di vivere. Noi siamo fortunati, abbiamo questo mare e non possiamo per questo mettere da parte chi soffre: per questo abbiamo fatto tanta formazione online e supervisione a colleghi che sostenevano a loro volta persone colpite. Ci siamo chiesti come fare psicoterapia con una guerra alle porte, dove non vengono rispettati i diritti di una nazione: ecco che in questo evento di Palermo si parla di guerra in Ucraina, ma anche di altre guerre. La pace si costruisce dalle piccole cose, dal rispetto che si pratica a partire dalle scuole”.

Da qui il ruolo dell’alfabetizazione emotiva e, soprattutto, corporea.

“E’ fondamentale, a mio avviso, un’alfabetizzazione corporea che preceda quella emotiva. E’ molto vero con i bambini che hanno subito traumi, i quali devono desensibilizzarsi per sopravvivere, ecco che devono sentire il loro corpo attraversando i loro traumi per sviluppare l’empatia, oggi si deve più parlare di tale tipo di alfabetizzazione, non tanto e non solo di alfabetizzazione emotiva”.

Un momento formativo non isolato, “seguente a diversi momenti formativi focalizzati sulla pandemia, con l’auspicio di poterci occupare del dopo, quando la guerra sarà finita per ricucire i traumi”. “Avremo molto da fare – sottolinea Spagnuolo Lobb – per generazioni, il nostro lavoro è riparare i traumi, ma è più intelligente lavorare sulla prevenzione primaria a partire dalla scuola dell’infanzia, con professionisti preparati, psicoterapeuti formati con competenze sui processi psicologici e su se stessi, non semplici psicologi che sono più teorici”.

E da relazioni di eminenti psicologi e psicoterapeuti il seminario è stato caratterizzato, di seguito solo alcuni passaggi; si rimanda alla locandina allegata per ulteriori dettagli.

Ciò che è importante sottolineare, le reazioni transgenerazionali alla guerra, i traumi segnati dalla desensibilizzazione e dalla dissociazione che attraversano sia il terapeuta che il paziente, per cui avviene una nuova traumatizzazione. 

Essere presenti e vitali al fine di dare un contributo significativo al mondo, questa la mission professionale..

E poi la metafora del guaritore ferito di Jung e la necessità di fare molta supervisione, di contenere l’orrore ucraino, con l’obiettivo dei terapeuti di “tenere su il morale ucraino”. Interessante in proposito la metafora delle zebre, “quello stare insieme vibrando insieme”. 

In definitiva un monito all’intervento perché “non possiamo essere neutrali, ma farci promotori di pace, tutto ciò per prevenire la guerra, che è scontata. Se disseminiamo semi di umanità e promuoviamo contesti umanizzanti potremo promuovere la pace, di fronte a popoli che hanno perso il senso della loro umanità”. Dobbiamo costruire, infine, un “Ministero della pace”. 

In questo contesto emerge la forza del gruppo come “possibilità di rivitalizzarsi quando la sensibilità è persa, poiché il contatto tattile dà forza, il gruppo fornisce sostegno all’aggressività e ci aiuta a non fare la vittima”. Perchè, e questo come messaggio potente e ottimistico, “Noi otteniamo le forze permettendoci di essere senza forze”.