26 Aprile 2024

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L’emancipazione femminile attraverso la comunicazione: report dell’evento formativo di Palermo.

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e scrittrice

Si è svolto il 31 gennaio scorso, presso la sala Alberione della libreria Paoline a Palermo, lo stimolante evento valido ai fini della formazione professionale continua giornalisti dedicato all’emancipazione femminile attraverso la comunicazione e valevole numero tre crediti formativi.

Vari e stimolanti gli interventi in aula per un incontro denso di spunti di riflessione e preziose indicazioni ai giornalisti per una pratica competente e deontologicamente fondata, sotto la moderazione di Sandra Pizzurro, vicepresidente Ucsi Palermo e la partecipazione straordinaria di Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Salvatore Li Castri, vicepresidente dell’Ordine stesso.

Di seguito una sintesi degli interventi.

“L’abitudine linguistica – commenta la professoressa Mari D’Agostino, docente ordinario di linguistica italiana presso l’Università di Palermo – è un aspetto importante nel giornalismo così come nelle relazioni sociali. Oggi a livello governativo  avvengono due spinte che generano confusione, una al cambiamento e una all’utilizzo indifferente di nuovi termini, non ho niente in contrario che si usi assessora al femminile o assessore al maschile, ma ciò è un fatto pubblico e dobbiamo essere coerenti. Abbiamo insomma input continui, ma contraddittori e, nell’utilizzare il linguaggio, si dovrebbe uniformare lo stesso linguaggio ai diversi comuni, città, nazioni. Tre le mie sollecitazioni odierne, la prima, ovvero Non oscuriamo, ma facciamo emergere il cambiamento sociale, evidenziando l’esistenza, per esempio, di rettrici donne, affinché i nostri figli sappiano che è normale diventare, per esempio, capi del Governo. Evitiamo insomma il maschile ovunque, anche perché esiste chi non si riconosce né nel maschile né nel femminile. Come seconda sollecitazione evidenzio come esistano anche stereotipi legati alla lingua come nella frase Donna al volante pericolo costante e anche uno specifico modo, distorto, di rappresentare la violenza sulle donne, ad esempio nel detto Se l’era cercata o Uccidere per troppo amore. Siamo di fronte a una lingua di plastica, linguaggi consolidati. Ecco che, quando lavoriamo sulla lingua, dobbiamo essere molto attenti per superare pericolosi cliché, ricordiamo in merito la strage del Circeo. Concludiamo con l’utilizzo del termine femminicidio, chi l’ha adoperato ci ha fatto un gran favore perché femminicidio indica una questione di genere, un problema sociale”.

Dal canto suo Salvatore di Salvo, tesoriere Odg Sicilia e segretario nazionale Ucsi commenta: “Non possiamo negare che l’immagine distorta del corpo femminile sia veicolata dai mass media, la donna continua ad essere valorizzata nel suo aspetto esteriore, si afferma così un modello di donna basato sull’aspetto fisico, con l’uso del corpo femminile nel senso irrealistico di perfezione, unico strumento per emergere, non importa tanto la sua intelligenza o carisma. Siamo di fronte a modelli televisivi abnormi, invece si devono divulgare modelli di donne lavoratrici, non veline. Quindi è necessario, a mio avviso, dare spazio all’intelligenza delle donne, è importante Ascoltare con il cuore, secondo gli insegnamenti cristiani, per cambiare la mentalità comune”.

In ultime le parole di Suor Fernanda Di Monte, giornalista e responsabile della comunicazione presso libreria paoline Palermo: “Sottolineo l’importanza del mettere insieme, non del concedere alla donna, perché qui si tratta solo di rispetto della persona umana, non di concessione. Da un punto di vista giornalistico è necessario scrivere consultando le fonti, noi ci realizziamo con le parole, le parole sono importanti, non possiamo ignorare tale mezzo espressivo, identitario. Attraverso la lingua si diventa in un certo modo, quindi impegniamoci a utilizzare il linguaggio propriamente”.

Un impegno sociale, deontologico e insieme di libertà effettive, affinché la parità agognata delle donne si traduca in pari opportunità pur nella diversità di genere.