14 Maggio 2024

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Oncoematologia: a Siracusa un convegno scientifico sulle sinergie operative per la cura delle malattie del sangue in tempo di Covid

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista, docente

Leucemie, linfomi, mielomi: malattie del sangue che richiedono interventi diagnostici e terapeutici tempestivi ed accurati al fine di preservare la qualità di vita dei pazienti e, in taluni casi, la loro stessa vita.
Terapie per le quali oggi risulta essenziale una reale sinergia operativa tra medici, pazienti, famiglie e Territorio, patologie che beneficiano di un avanzamento della ricerca al fine di effettuare una diagnosi tempestiva o, auspicabilmente, un debellamento radicale della possibilità stessa di contrarre la patologia, scongiurando la possibile involuzione cancerogena fatale.
Questo il cuore tematico del Convegno di studi che si è tenuto lo scorso 2 Settembre 2021 a Siracusa, presso la sala conferenze dell’Istituto Superiore “Luigi Einaudi”, organizzato dall’AIL e dall’Avis Comunale di Siracusa, in sinergia con l’Asp 8 di Siracusa e l’Istituto “Luigi Einaudi” dal titolo “Medicina Trasfusionale e Oncoematologia: Sinergia anche in tempo di Covid”.
Un momento di confronto scientifico la cui conduzione scientifica è stata demandata alla Dottoressa Maria Carmela Pagano, Primario emerito di medicina trasfusionale, e al Dottor Dario Genovese, Primario di U.O.C. di Immunologia e Medicina Trasfusionale, e che ha visto la presenza attiva di specialisti di spicco del settore medico, in primo luogo la voce autorevole del Dottor Marco Vignetti, Vicepresidente nazionale AIL.
“Il nostro Corso si prefigge un miglioramento della performance e un arricchimento degli operatori implicati a vario titolo nella diagnosi e cura delle malattie del sangue, al fine di una più efficace valutazione e presa in carico del problema, che passano dalla sinergia operativa tra tutti i professionisti coinvolti nella diagnosi e nella terapia delle malattie oncoematologiche – commenta Pagano – Il target di questo specifico evento formativo è variegato, dal dirigente al reparto medico al volontariato, con un accesso gradito dei pazienti, poiché ciascuno contribuisce, con le proprie competenze, alla finalità ultima della cura”.
Una terapia di cui oggi la scienza può fornire modelli sempre più competenti, potendosi parlare di nuove frontiere della terapia nelle malattie ematologiche, alla luce di una ricerca che avanza in direzione del miglioramento della vita del paziente e della sua famiglia.
“Le malattie del sangue sono malattie rare, nella maggior parte dei casi, per cui necessitano protocolli scientifici comuni di identificazione e cura – dice Vignetti – con l’implicazione che la competenza medica a carattere specialistico, oggi, è l’arma più efficace che permette di salvare le vite dalla morte, questo è un dato innegabile. Se, infatti, sessanta anni fa la diagnosi di leucemia era da considerarsi una condanna, se ancora nel 2000 solo il 30% dei pazienti aveva una regressione completa dei sintomi in due anni, oggi oltre il 90% di essi può vantare una guarigione, in riferimento specifico ad alcune forme di leucemie acute. Ciò è reso possibile dalla sinergia forte tra Sistema sanitario nazionale italiano, medici, biologi e ricerca farmaceutica, quella altresi definita ricerca industriale privata”.
Una terapia che passa certamente dalla donazione, anzi, da una vera e propria cultura della donazione, che passi dalla cura di una corretta informazione scientifica a essa inerente.
“Il messaggio fondamentale che vogliamo trasmettere è che per guarire dalla leucemia serve il sangue del donatore: ecco il mio fervido consiglio, soprattutto tra i 18 e i 25 anni, di donare da una a due volte all’anno, senza alcun timore di compromissione della propria salute”, precisa Vignetti.
Donazione, mirati controlli sanitari, Vite condannate riconsegnate alla Vita: ma quali le criticità in tempi di Covid-19?
“Le malattie di cui parliamo in questo incontro formativo non sono scomparse, ma, in tempo di pandemia, a causa dell’emergenza in atto, sono piu’ difficili da gestire nella misura in cui più complessi risultano gli accessi ospedalieri, eppure ciò non puo’ significare trascurare tali patologie, anche perché in ematologia non possiamo purtroppo a oggi puntare su una prevenzione primaria – conclude Vignetti – Ecco allora cosa ricordare: in primo luogo, non esiste alcun pericolo reale per il donatore di sangue, il test per rilevare la presenza del Coronavirus è incluso nella donazione e, se dono il mio sangue, rischio, al limite, di trasmettere il Coronavirus, ma non di contrarlo. Dal punto di vista del paziente ematologico, poi, la medicina ha già messo a punto, proprio in corso di pandemia, dei protocolli di implementazione delle visite domiciliari e della telemedicina, così come della distribuzione della terapia orale al domicilio del paziente cronico, in sinergia con le aziende farmaceutiche”.
Ancora, quindi, sinergia tra Medicina e Territorio, emblema, oggi più che mai, di una continuità assistenziale che pone al centro il benessere del paziente, dei familiari e della Comunità, attraverso una Rete di sostegno che utilizza in primo piano gli strumenti del dialogo interdisciplinare e della rivalutazione costante dei percorsi di cura per meglio adeguarli alle esigenze personali di ciascuno.